Tenere alta la concentrazione per molte ore durante il giorno provoca un affaticamento paragonabile a quello degli sforzi fisici
Siamo abituati a percepire alcuni lavori e mansioni più stancanti rispetto ad altri a livello fisico: per esempio, lavorare nei campi o in cantiere è considerato più stancante e logorante rispetto a lavori più sedentari, come quello svolti in ufficio.
Al contrario, non ci si interroga spesso sul peso psicologico del lavoro, in termini di aumento di stress, di ansia e, soprattutto, di deterioramento della materia grigia.
Il lavoro mentale, proprio come quello fisico/manuale, è logorante e dannoso per la nostra salute: anche trascorrere molte ore seduti, impegnati in attività che richiedono grande concentrazione, ci rende esausti a fine giornata.
Un recente studio condotto da un team di ricercatori francesi ha indagato i motivi per cui al termine di un lavoro che ha richiesto concentrazione e impegno mentale ci si senta affaticati e stanchi proprio come dopo un intenso lavoro fisico.
Lo studio
Il nostro cervello, diversamente da un computer, non è “progettato” per prendere continuamente decisioni importanti o essere impegnato in attività che richiedono grande concentrazione. Ma cosa c’è alla base di questo limite?
Per scoprirlo, i ricercatori hanno utilizzato la spettroscopia di risonanza magnetica (MRS) per analizzare le reazioni chimiche che avvengono all’interno del cervello umano durante una giornata di lavoro.
L’indagine è stata condotta su due gruppi di persone, impegnati in due diversi tipi di mansioni: il primo gruppo era impegnato in compiti cognitivamente più semplici, mentre il secondo aveva mantenuto alta la concentrazione per tutto il giorno.
I partecipanti impegnati in attività ad alta concentrazione hanno manifestato evidenti segni di affaticamento, mal di testa e ridotta dilatazione della pupilla dopo alcune ore di intenso lavoro mentale.
Ma non solo: la risonanza magnetica ha evidenziato anche la presenza, nelle sinapsi della corteccia prefrontale del cervello, di alti livelli di glutammato – un neurotrasmettitore che, in quantità massicce, può iper-eccitare e danneggiare le cellule del cervello.
Sarebbero proprio l’affaticamento e la presenza di glutammato nell’area prefrontale del cervello a spingerci verso attività meno impegnative e più gratificanti nell’immediato – come mangiare uno snack molto calorico, trascorrere tempo sui social network o attività che permettono di ottenere risultati con poco sforzo.
C’è soluzione a questo? Come al solito, non dovremmo ignorare i segnali del nostro corpo e lasciarci guidare da essi per salvaguardare la nostra salute mentale e fisica.
Se avvertiamo forte stanchezza e percepiamo di non essere più pienamente concentrati sul nostro lavoro, evitiamo di continuare a lavorare per inerzia e concediamoci piuttosto del sano riposo: secondo i ricercatori, il glutammato in eccesso nel nostro cervello si smaltisce con il sonno.
Al contrario, evitiamo di concederci “pause” nelle quali ci dedichiamo ad attività che sul momento ci garantiscono una scarica di dopamina, ma che ci allontanano da ciò che stiamo facendo senza garantirci un sano riposo.
Evitiamo quindi di prendere in mano il cellulare e aprire le app dei social network, come pure di andare alla ricerca di un cibo “di conforto” che molto spesso si rivela essere ricco di zuccheri e grassi.
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Fonte: Current Biology
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