Istinto materno: esiste davvero, ecco come si genera nel cervello

Alcuni studiosi hanno mostrato per la prima volta come viene generato l’istinto materno nel cervello dei mammiferi, “fotografandolo” nel vero senso della parola.

L’istinto materno? Esiste eccome ed è tutta questione di dopamina: in determinati contesti, le cellule cerebrali producono questo importante neurotrasmettitore e scattano così sentimenti di soddisfazione.

È la stupefacente scoperta di alcuni ricercatori della Nyu School of Medicine, che hanno mostrato per la prima volta con esattezza come viene generato l’istinto materno nel cervello dei mammiferi, “fotografandolo” nel vero senso della parola.

Uno studio – riportato dalla rivista Neuron – grazie al quale si scopre come quella “virtù” di cui sono dotate parecchie donne non è altro che il prodotto di una serie specifica di segnali a livello delle cellule cerebrali che producono dopamina.

La dopamina è un importante neurotrasmettitore, cioè una di quelle sostanze chimiche che consentono alle cellule del sistema nervoso, i neuroni, di comunicare tra loro. Ha una funzione di controllo sul movimento, sulla sensazione di piacere, sulla ricompensa, sulla produzione di prolattina, sulla cosiddetta memoria di lavoro, sui meccanismi di regolazione del sonno, sulla capacità di attenzione e su alcune facoltà cognitive.

Per arrivare ai loro importanti risultati, gli studiosi hanno focalizzato l’attenzione su una regione cerebrale vicina alla parte anteriore del cervello, la cosiddetta “area preottica mediale”. Secondo i test, tra i milioni di cellule che si trovano in questa area del cervello, le poche che possedevano una proteina di segnalazione sulla loro superficie (“espressione alfa”) del recettore degli estrogeni (Mpoa Esr1) erano le più attive nel momento di interazione madre/figlio.

Lo studio ha inoltre individuato altre zone del cervello che supportano questo comportamento istintivo, trovando assoni delle cellule nervose Esr1 in un’altra regione del cervello, l’area tegmentale ventrale. Ora il team ha in programma di studiare quali cambiamenti avvengono nel cervello delle madri nel periodo tra la gravidanza e l’allattamento.

Infine, secondo gli esperti, dal momento che l’evoluzione ha conservato la stessa biochimica nella maggior parte dei mammiferi, i risultati potrebbero aiutare a spiegare anche “i comportamenti materni umani, dall’allattamento al seno al dondolio per addormentare un neonato, e suggerire nuovi modi per aiutare le neomamme che hanno difficoltà a prendersi cura dei loro bambini“.

L’istinto materno, dunque, c’è e si può toccare con mano, attraverso quei segnali precisi del cervello che spingono in un attimo ad abbracciare, coccolare e nutrire il proprio cucciolotto.

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Germana Carillo

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