Dormire aiuta a fissare meglio i ricordi: mentre dormiamo, infatti, il cervello crea dei particolari schemi che si fondono l’uno nell’altro, e grazie al quale vengono riattivate esperienze precedenti. Più forte è la riattivazione, più chiaro sarà in nostro ricordo di quell’esperienza.
Gli scienziati sanno da tempo che le oscillazioni lente e i ‘fusi del sonno’ (improvvisi colpi nell’attività oscillatoria del cervello, la cui durata oscilla fra il mezzo secondo e i due secondi) hanno un ruolo fondamentale nella formazione e nella conservazione dei ricordi.
Ma i ricercatori dell’Università di Birmingham, insieme ai colleghi tedeschi della Ludwig-Maximilians-Universität (Monaco), hanno scoperto che è la combinazione fra questi due movimento ad ‘aprire’ delle finestre nelle quali le esperienze vissute vengono riattivate, aiutando così a cementificare i ricordi nel cervello umano.
Il nostro principale mezzo per rafforzare i ricordi durante il sonno è la riattivazione delle esperienze o delle nozioni apprese da svegli, il che permette di solidificare i ricordi nella memoria neocorticale a lungo termine – spiega il professor Bernhard Staresina dell’Università di Birmingham. – Abbiamo scoperto un intricato sistema di interazione all’interno del cervello che permette questa riattivazione.
La riattivazione della memoria è specificamente connessa alla presenza delle oscillazioni lente – commenta Thomas Schreiner, dell’Università Ludwig-Maximilians. – Questi risultati gettano una nuova luce sulla funzione del sonno per la memoria negli esseri umani, ed enfatizzano l’importanza di regolari ritmi di sonno per rafforzare la nostra abilità di richiamare alla mente ricordi ben costruiti.
Prima di questo studio erano poche le evidenze scientifiche della capacità del cervello umano di riattivare i ricordi durante il sonno. Per questa ricerca, il team ha concepito innovativi test in cui ai partecipanti erano somministrate delle informazioni prima che fosse loro richiesto di schiacciare un pisolino, durante il quale la loro attività celebrale era attentamente monitorata mediante elettroencefalogramma. Al loro risveglio, veniva chiesto di richiamare alla mente il ricordo delle informazioni apprese prima del sonno, per permettere ai ricercatori di testare la loro capacità di immagazzinare le nozioni connessa al sonno.
I risultati hanno rivelato una ‘riattivazione’ del materiale appreso (o delle esperienze già vissute) durante l’alternanza oscillazioni lente/fusi del sonno. Inoltre, le modalità di intreccio fra queste due diverse attività cerebrali ci può dare informazioni sull’intensità della riattivazione e, di conseguenza, predire il livello di consolidamento del ricordo nella mente umana.
Fonte: University of Birmingham
Ti consigliamo anche: