Sette dinamiche relazionali importanti per rafforzare il legame di coppia.
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L’amore è un sentimento profondo, ricco di mille sfaccettature, che rende capaci di ascoltare, vedere, sentire, provare, capire l’altro e poi agire. L’amore, vero, è al tempo stesso sentimento e azione pensata con una volontà di bene ed è come una spirale: ad ogni sviluppo di coscienza personale, si colloca su un piano più ampio; è capace di vedere di più e meglio; di comprendere cose nuove e più a fondo.
È un campo sterminato di possibilità, l’amore. Anche nella vita di due persone che hanno scelto di stare insieme. Ma, per cominciare, si può far riferimento anche – “semplicemente” – a sette dinamiche importanti, dell’amore, individuate dalla psichiatra e psicoterapeuta Erica E. Poli: (linkaffiliazione) e, da soli o in insieme, con chi amiamo, lavorarci su.
Rispetto
Quando amiamo, veneriamo in qualche modo l’altro. Perché sia “sana” deve essere una sorta di sguardo accogliente e morbido, consapevole dei “pregi” come dei “difetti” dell’altra persona ma con il focus maggiormente sulla sua “bellezza”, sui doni che porta nella nostra vita, sul suo “valore”.
In termini più usuali potremmo parlare di stima ma il rispetto implica, anche, qualcosa di più: riguarda il fatto che senti e riconosci l’unicità di chi ami. Non è il frutto di una somma che alla fine dà un risultato che ti piace, in termini di bilancio, ma è qualcosa di più e più ampio. Ed è, anche, riconoscere che l’altro o l’altra non sono lì per caso: ci parla di noi, permette a noi di crescere.
Il rispetto è portato nel cuore, onorato nel silenzio e nei fatti.
Pazienza
“Con il tempo e con il sole, maturano le nespole”: ricordo che, da piccola, una mia capo-scout rispondeva così, sorridendo, ogni volta che si sentiva chiedere – da noi piccoli impertinenti ficcanaso – quando si sarebbe sposata con un altro bel capo-scout. La pazienza è quella del seme nella terra, che affronta il gelo, e poi quando le temperature iniziano a crescere rompe la sua scorza, lascia uscire il primo getto e poi via via si sviluppa e cresce, senza fretta. Con pazienza. La stessa che ha il sole ogni giorno, illuminando la pelle e così anche il cuore di ognuno e aspettando che comprenda, lasciando che ognuno abbia i suoi tempi per arrivarci.
Nella vita di coppia non si tratta di diventare “crocerossini” o “crocerossine”, non è “portare pazienza” cioè una sorta di rassegnazione: tutt’altro. Non è pesante, uno sforzo, non nasce dall’illusione, dalla mancanza di voglia o capacità di affrontare una situazione spiacevole. È, invece, sapere dare il tempo che serve alle cose per manifestarsi, senza perdere l’amore. La pazienza è una forza stoica, che si proietta nella bellezza costruttiva del presente e in quella fruttifera del domani, che sa e sente arriverà, insieme.
Ardore
C’è una passione che non è sensuale, che non si limita alla fisicità e agli impulsi scatenati dagli ormoni, che non vive solo di pancia, ma è molto di più. Scrisse Raffaello: “Tanto ardo, che ne mar ne fiumi spegner potrian quel foco; ma non mi spiace perché il mio ardor tanto di ben mi fece, che ardendo ogni ora più d’arder me consumi”.
Grazie all’amore (non sono, naturalmente!) possiamo riconnetterci e risentire, seppure solo in un ricordo – per quanto potente – l’ardore che muove le stelle, che determina il Creato e ogni cosa. È l’ardore che esce dalle logiche limitate della sola mente e osa: ci mette insieme il cuore. E diventa, questo mix, un carburante e motivatore unico, che riaccende ogni parte – la migliore – di sé.
Complicità
Le coppie che funzionano sono anche complici. Le si riconosce dallo sguardo d’intesa che si scambiano, dalla solidarietà che esprimo l’uno per l’altro, dalle risate piene di significati che si scambiano. La complicità aggiunge ancora qualcosa di più alla sensazione di “casa”, che si avverte in compagnia della persona amata.
Essere complici. Conniventi nella bellezza e nell’amore come nelle difficoltà che si incontrano, singolarmente o come coppia. Avvolti nella stessa dimensione. Felici per ogni felicità dell’altro.
Intimità
Intimo, anche nell’accezione ordinaria, sta per “particolarmente vicino”. Chi è davvero “intimo” è così vicino da essere “dentro”, da riuscire a toccare l’essenza dell’altro. L’intimità può far paura proprio per questo: perché fa “aprire” le porte più profonde, le condivide e quindi rende – potenzialmente, apparentemente – più vulnerabili.
Intimità significa, concretamente, dialogo, condivisione, vicinanza, percepirsi come uno parte dell’altro pur senza dipendenza o simbiosi. L’intimità crea lo spazio per esprimere i sentimenti più dolci, teneri o tristi, di vulnerabilità e paura. Permette di raccontare i propri segreti, quanto ci imbarazza, i pensieri più difficili.
Presente
La vita, l’amore, ogni cosa si volge ora. Adesso. Nel tempo presente. La relazione si costruisce giorno per giorno: certo, è importante far tesoro delle esperienze passate, avere una visione condivisa che guida e dei progetti per il futuro ma la sintesi è nel “qui ed ora”. Concretamente, reciprocamente. Senza altri vincoli che non l’amore condiviso e una progettualità che si costruisce passo dopo passo. Senza paura, senza resistenze. Con una fiducia consapevole e attiva.
Mistero
Spesso si finisce per dare per “scontata” la persona amata: pensiamo di conoscerla bene, o abbastanza bene; non ci sorprende più; sappiamo che sta con noi e lo prendiamo come un dato di fatto, consolidato. Che noia, che barba, che noia o, quantomeno, sappiamo di tornare a casa e trovare nel “piatto dell’amore” la solita buona rassicurante minestra. Tutto bene? Forse. Manca però un ingrediente utile: il mistero. La capacità di vedere che niente è mai uguale a se stesso. Anche la solita buona minestra in realtà è una minestra nuova: sentirne la lieve, quasi impercettibile sfumatura di gusto, fa la differenza.
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Metterci davanti al mistero della vita che non è mai uguale a se stessa, delle cose che non si possono davvero controllare, dell’apparente conformità che nasconde continui spostamenti – e tutto questo anche nella vita di coppia – può spaventare oppure regalare un tocco speciale di magia. Di attesa sospesa e apertura al nuovo. Si tratta di recuperare, consapevolmente, quell’aspetto del mistero che è fatto di silenzi, di cose implicite, non espressamente rivelate anche se non hanno necessità di essere tenute, strategicamente, nascoste. Un po’ come nella fase dell’innamoramento: quando dell’altro poco è conosciuto e la curiosità e l’attrazione sono sempre presenti.
Anna Maria Cebrelli
Illustrazioni @puuung1