Parlare con i figli adulti e supportarli quando sono in difficoltà è un'impresa tutt'altro che semplice: ecco le domande da evitare per scongiurare il rischio di incrinare per sempre il rapporto
Il rapporto fra genitori e figli è complicato a tutte le età, ma quando i figli diventano grandi lo è un po’ in più: se durante l’infanzia e l’adolescenza i figli sono ancora dipendenti dall’autorità genitoriale, non ancora autonomi e capaci di assumersi grandi responsabilità, quando diventano adulti il gioco cambia.
Senza quasi rendersene conto i genitori si trovano a confrontarsi con uomini e donne dalla mentalità e dalle idee molto diverse rispetto alle proprie – talvolta diametralmente opposte, che hanno delle responsabilità e talvolta una famiglia tutta loro.
Non si tratta più dei bambini piccoli a cui rimboccare la coperta ogni sera, ma di individui alla pari con cui confrontarsi a 360°. Come comportarsi allora se un figlio adulto è in un momento di difficoltà, di crisi?
Come aiutarlo e sostenerlo facendogli sentire l’amore di un genitore, ma senza al contempo soffocare la sua individualità?
Insistere con domande volte a indagare lo stato del suo piano, o le sue intenzioni per il futuro, o i progressi fatti in campo lavorativo, certamente non aiuta. Evitiamo di chiedere quindi:
- Quando finirai gli studi / troverai un lavoro serio?
- Per quanto tempo pensi di evitare di affrontare il mondo reale?
- Quando troverai lavoro nel tuo campo?
- Quando inizierai a guadagnare un vero stipendio?
Anche continuare a giudicare negativamente le scelte personali o lavorative fatte dal figlio, lasciando intendere che c’è qualcosa che non ha fatto (o che avrebbe potuto fare meglio o diversamente), è deleterio. Sono da evitare domande quali:
- Perché non hai fatto domanda per un lavoro di livello superiore?
- Perché hai scelto quell’università / quel percorso professionale?
- Perché non ti sei proposto per quel concorso?
Infine è meglio evitare il confronto, sterile e fine a se stesso, con altri fratelli o con coetanei che hanno avuto una realizzazione personale e professionale più soddisfacente, perché questo non farebbe altro che aumentare il senso di disagio e di frustrazione:
- Hai visto che bella carriera ha fatto […]?
- Perché non ti sei realizzato anche tu come ha fatto […]?
Le conseguenze negative delle pressioni esercitate sul figlio adulto
Il figlio adulto non è più un bambino, tuttavia la figura genitoriale viene sempre guardata con rispetto e in qualche modo temuta: non importa quanti anni abbiamo, saremo sempre influenzati dalle parole dei nostri genitori e dal loro giudizio (nel bene e nel male).
Ecco perché fare le domande sbagliate a un figlio adulto – anche se con le migliori intenzioni – diventa come un boomerang che si ritorce contro i genitori e incrina irrimediabilmente il rapporto.
Un figlio costantemente oggetto di critiche e domande da parte dei genitori inizierà a dubitare delle proprie capacità, a sottostimare l’importanza e il valore dei propri progetti, fino a rinunciare ai propri sogni.
Inoltre, la pressione percepita per soddisfare le aspettative dei genitori può portare ad un aumento dello stress e dell’ansia per il figlio già in difficoltà, che inizia a a sentirsi incompreso o non accettato.
Infine, una pressione eccessiva da parte dei genitori può influenzare negativamente il processo decisionale dei figli: quando un figlio si sente sotto pressione, potrebbe compiere scelte basate su aspettative esterne piuttosto che sui propri valori e interessi, oppure rinunciare del tutto alle decisioni.
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