Nel 1969, prima che tutti si interessassero alla felicità, qualcuno ne parlava già. Ecco 5 cose che scoprì, ancora attualissime
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Nel corso del tempo sono state condotte moltissime ricerche sulla felicità, ma forse non tutti conoscono Norman Bradburn. Nel 1969 pubblicò “La struttura del benessere psicologico“, un testo importantissimo e decisamente rivoluzionario, anticipatore in un certo senso della cosiddetta psicologia positiva, la quale cerca di valorizzare le risorse positive e le potenzialità dell’individuo.
Come evidenzia PsychologyToday, Bradburn, prima ancora che nascesse il movimento della psicologia positiva, si accorse che la felicità non subentra nel momento in cui eliminiamo le emozioni negative, ma che bisogna lavorare sulla propria positività in maniera indipendente.
Ecco allora 5 cose, ancora attualissime, che a suo parere influenzano la felicità.
Il livello di felicità è influenzato dalla qualità della propria vita sociale
Stando ai dati raccolti, Bradburn si accorse che le persone più felici di solito hanno una vita sociale di qualità maggiore rispetto alle altre. Tra le esperienze positive più comuni tra i felici c’erano incontrare nuove persone, fare nuove amicizie, viaggiare per lunghe distanze, incontrarsi con gli amici.
Imparare qualcosa di nuovo ci rende più felici
Imparare qualcosa di nuovo di giorno in giorno ci rende più felici, parola di Bradburn. Secondo il quale le persone più curiose, e quindi più inclini a scoprire novità, si sentono meglio.
Il reddito non è così importante per il benessere
Bradburn comprese che il benessere non è particolarmente influenzato dal reddito, eccetto nel caso di gravi difficoltà economiche. Si accorse infatti che chi aveva redditi bassi e pesanti responsabilità familiari, tendeva a essere meno felice. Ma negli altri casi vale il detto “i soldi non fanno la felicità”.
L’istruzione aumenta la felicità (ma non troppo)
Analizzando i dati demografici, Bradburn scoprì che gli adulti con istruzione di terza media si erano definiti molto felici in una percentuale del 26% contro il 37% dei diplomati e il 39% dei laureati. Una differenza non troppo marcata ma comunque significativa, correlata a suo parere alle maggiori opportunità che avrebbero le persone più istruite.
Lavorare sulla positività rende più felici
Bradburn sosteneva che eliminare le emozioni negative dalla propria vita non influenza il livello di felicità. Per esempio, se una persona elimina la sensazione di panico, non proverà di conseguenza del piacere. A suo parere, proprio per questo, non basta lavorare sulle emozioni negative per sentirsi meglio ma anche sviluppare, in maniera indipendente, le emozioni positive.
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FONTI: PsycNet/PsychologyToday
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