Questo studio spiega il perché quando si richiama l'attenzione di qualcuno lo si faccia attraverso lo sguardo
Questo studio spiega il perché quando si richiama l’attenzione di qualcuno lo si faccia attraverso lo sguardo o…le immagini!
Il contatto visivo è il primo che si esige durante le discussioni, ma non solo, per mantenere alta l’attenzione. Ma perché? La risposta proviene dalla scienza.
“Guardami!” “guarda qui!” Quante volte abbiamo sentito questa frase rivolta da una mamma al proprio bambino, durante una litigata di coppia o quando si vuole mostrare con entusiasmo qualcosa. Quando vogliamo che qualcuno presti attenzione, cerchiamo fermamente il contatto visivo e ciò è dovuto alla norepinefrina, un importantissimo neurotrasmettitore del sistema nervoso, anche noto come noradrenalina.
La norepinefrina è fondamentale per le prestazioni celebrali poiché svolge funzione legate alla memoria, al regolamento delle emozioni e non per ultimo all’attenzione. Fattori di rilascio alterati di norepinefrina si registrano infatti in malattie quali Alzheimer, dove il livello d’attenzione è basso così come la norepinefrina, o nel disturbo post-traumatico da stress dove invece la concentrazione del neurotrasmettitore è troppo elevata .
Un recente studio svolto dai ricercatori della University of Texas at San Antonio ha dimostrato che la norepinefrina influirebbe sul modo in cui le informazioni vengono recepite dal soggetto poiché viene rilasciata in quantità maggiori quando gli stimoli visivi sono connessi ai movimenti del corpo, come i gesti che facciamo normalmente per richiamare l’attenzione e portarla agli occhi.
Questo neurotrasmettitore sarebbe inoltre regolato in una regione locale del cervello umano chiamata corteccia visiva, solamente ipotizzato dalla scienza prima d’ora, ed il suo rilascio sarebbe registrato dalle cellule astrociti che secondo gli studiosi costituirebbero un indicatore molto affidabile. Queste le altre due scoperte del team americano che, proseguendo, potrebbero portare altri sorprendenti risultati nelle ricerche sull’attenzione sensoriale.
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Fonte: Science