Comfort food: qual è il meccanismo profondo (e involontario) alla base dei cibi che ci consolano

I cibi evocano ricordi preziosi che magari, a livello cosciente, pensavamo di aver perso: è l'effetto della memoria sensoriale, che agisce a un livello molto più profondo rispetto alla memoria cosciente

Perché il cibo ha una valenza “confortante” nella nostra vita? Perché il nostro cervello è in grado di associare a determinati sapori o profumi (di pietanze, ma non solo) ricordi specifici, che vengono evocati non appena i nostri sensi tornano in contatto con quei sapori o quegli odori?

Non si tratta solo di una nostra impressione priva di fondamento: esistono prove scientifiche della presenza di alcuni processi neuronali che collegano il ricordo di esperienze pregresse alla percezione di stimoli sensoriali, grazie al lavoro svolto da due importanti strutture cerebrali, la corteccia insulare e l’amigdala.

Queste strutture hanno una funzione importante durante la formazione dei ricordi e sono state associate alle differenze nell’apprendimento indotte dai diversi gradi di emozione durante la formazione della memoria del gusto/odore, sia avversiva che appetitiva o quando gusto e odore sono combinati e/o potenziati.

Quindi, anche se abbiamo perso il ricordo cosciente di un’esperienza fatta, la memoria sensoriale può aiutarci a ricordarlo, se opportunamente attivata con lo stesso stimolo vissuto al momento della formazione del ricordo.

Leggi anche: I primi ricordi della nostra infanzia spesso sono falsi (anche se per noi sono reali)

La memoria sensoriale

Facciamo un esempio. Diversi anni fa, quando eravamo molto più giovani, abbiamo fatto un viaggio a Londra con la famiglia. Di quel viaggio, da cui sono passati ormai tanti anni, ricordiamo poco.

Eppure, ogni volta che sentiamo l’odore di cipolla abbrustolita la nostra mente rievoca immediatamente le sensazioni provate quando, una sera durante il viaggio, abbiamo cenato in un tipico pub, dove quell’odore era così pregnante che ci è rimasto impresso.

Oppure, ogni volta che mangiamo la torta di mele preparata in un certo modo, ci torna in mente la torta che assaggiammo in una caffetteria di Covent Garden, quando ci fermammo a comprare i souvenir per gli amici.

O ancora, ogni volta che la radio trasmette una certa canzone che andava di moda ai tempi, la nostra mente rievoca l’intero viaggio, perché quella canzone l’abbiamo ascoltata più volte in negozi e locali durante la nostra permanenza a Londra.

In tutti questi casi, la nostra mente non pesca dalla memoria ricordi precisi di eventi circoscritti, perché magari a livello cosciente essi sono andati perduti. Ciò che torna, opportunamente stimolato, sono sensazioni generiche, un senso di appartenenza a un luogo del passato e a un’esperienza che ha fatto parte della nostra vita.

Lo stesso vale, ovviamente, anche per il ricordo di una relazione con un’altra persona, sia essa stata di amicizia o di amore. La stimolazione sensoriale (sapori, odori, suoni) attiva un tipo di memoria inconsapevole che ci permette di rievocare lo stato d’animo provato all’epoca, le nostre emozioni – piuttosto che un evento specifico di cui siamo stati protagonisti.

Questo è il motivo per cui ci basta annusare il profumo che la persona amata indossava ai tempi della nostra relazione per tornare subito con il pensiero a lei, al di là della nostra volontà cosciente.

Ricordi e comfort food

Insomma, come abbiamo spiegato, possiamo rievocare ricordi e sensazioni del passato esponendoci alla percezione di un gusto o un odore nel presente.

Questo meccanismo spiega perché alcuni cibi assumono una valenza confortante: essi sono veicolo di sensazioni positive, di ricordi piacevoli, di stati d’animo che ci fanno tornare il buonumore.

Rievocare l’infanzia, il viaggio fatto con gli amici in gioventù o i momenti felici con il nostro partner, attraverso un particolare cibo, stimolando così la nostra memoria sensoriale, è il motivo per cui siamo legati sentimentalmente ad alcuni alimenti che ci generano quella piacevole sensazione di “tornare a casa” ogni volta.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Fonte: Reviews in the Neurosciences

Ti consigliamo anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook