Non tutti i mali vengono per nuocere: le esperienze negative possono avere dei risvolti davvero positivi ed inaspettati sulla nostra vita. Senza scontri e difficoltà viviamo nella staticità e non riusciamo ad evolverci. Ecco allora che dovremmo accogliere le difficoltà come delle sfide per la nostra crescita interiore.
Non tutti i mali vengono per nuocere: le esperienze negative possono avere dei risvolti davvero positivi ed inaspettati sulla nostra vita. Senza scontri e difficoltà viviamo nella staticità e non riusciamo ad evolverci. Ecco allora che dovremmo accogliere le difficoltà come delle sfide per la nostra crescita interiore.
Del resto, non dobbiamo dimenticare che la vita è una lotta. Una parte della cultura orientale ha in sé da sempre questi concetti e da qualche tempo anche la psicologia occidentale si sta avvicinando ad una visione della vita basata su una prospettiva più ampia.
Infatti ciò che in questo momento ci appare come una situazione completamente negativa in futuro potrebbe cambiare significato perché avrà innescato in noi un cambiamento in positivo e magari un miglioramento della nostra vita.
Si tratta di uno degli argomenti che si trovano al centro del libro “Wired to Create: Unraveling the Mysteries of the Creative Mind”, scritto dallo psicologo Scott Barry Kaufman e dall’autrice Carolyn Gregoire.
I due autori si occupano di analizzare ciò che accade a chi attraversa un momento davvero traumatico nella propria vita. Quali possono essere i cambiamenti che coinvolgono la mente in simili casi?
Le situazioni difficili stimolano la mente creativa, ci spingono a trovare delle soluzioni ai problemi da affrontare. Il trauma e le difficoltà rappresentano una lotta per la sopravvivenza e se non vogliamo soccombere dobbiamo reagire, dobbiamo essere delle persone resilienti.
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Le situazioni difficili hanno un effetto positivo sulla mente creativa e gli autori di “Wired to Create” fanno riferimento a Frida Kahlo per spiegare il fenomeno. Le sue straordinarie opere d’arte sono il frutto di una vita ricca di traumi, malattie e complicazioni. La mente dell’artista si è rafforzata e ha saputo esprimere le esperienze vissute attraverso l’arte.
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Il fenomeno è studiato in psicologia come “crescita post-traumatica”. Il termine “post-traumatic growth” fu coniato negli anni Novanta dagli psicologi Richard Tedeschi e Laerence Calhoun per descrivere le situazioni di quegli individui che hanno vissuto una profonda trasformazione dopo aver affrontato diversi traumi e sfide della vita.
Per molte persone le esperienze traumatiche sono sinonimo di un miglioramento profondo. A parere degli esperti il trauma è come un terremoto che scuote tutte le nostre certezze. Chi vive un’esperienza traumatica forse fino a quel momento non era poi così felice della propria vita e riesce a cogliere proprio questa occasione per trasformarla. Rabbia, tristezza, ansia e dolore sono le normali risposte ad un trauma, permettono innanzitutto di elaborarlo. Dopodiché arriva il momento di reagire.
Secondo gli autori del nuovo libro, in conclusione, dovremmo imparare a considerare la creatività come un metodo per affrontare le difficoltà e per rendere positivo ciò che in un determinato momento ci appare negativo e stressante. In altri casi proprio gli eventi traumatici possono portarci ad aumentare la nostra espressione creativa attraverso le attività artistiche: anche questo è un metodo efficace per elaborare le difficoltà e il lutto.
Marta Albè