Leggere fa bene alla mente e alle emozioni, riduce lo stress, aumenta la creatività. Ma il libro deve essere di carta.
In Italia leggiamo poco, troppo poco. Secondo l’Istat solo il 42% degli italiani sfoglia almeno un libro l’anno (di questi solo il 13,7% è considerato un “lettore forte”, ovvero legge almeno un libro al mese). Ed è un peccato: non solo perché la lettura facilita una maggiore partecipazione alla vita culturale, ma anche per i suoi effetti positivi sulla salute, fisica ed emozionale.
Da un punto di vista strettamente biologico, leggere stimola l’attività del cervello e ne incrementa la connettività, aiuta a preservare la memoria e in generale tutte le funzioni cognitive (la differenza tra chi legge per tutta la vita e chi smette, specie in età anziana, è davvero importante, come hanno dimostrato degli studi pubblicati sulla rivista Neurology).
I libri sono una sorta di palestra di vita, permettono indirettamente di fare esperienze diverse; consentono il “mentalising”, cioè la comprensione degli stati mentali degli altri: il loro pensiero, i loro obiettivi, intenzioni, emozioni. Una delle prime conseguenze è che cresce la nostra capacità empatica; poi si amplia la nostra visione sul mondo, si sviluppa una maggiore flessibilità.
Alain de Botton, filososo, ha individuato anche altri benefici della lettura: consente di diventare più “profondi”. Senza chiederlo espressamente, invita a considerare le conseguenze delle nostre azioni; mostra esempi di persone generose, coraggiose, valorose, che possono ispirarci.
Inoltre nelle descrizioni dei personaggi o delle storie possiamo non solo ritrovare parti di noi raccontate in modo autentico ma pure riconoscere quegli aspetti della nostra vita interiore che in genere non riusciamo a raccontare così chiaramente, come le sensazioni di un primo bacio o le emozioni che ci rimanda la luce di una mattina d’estate… Leggere aiuta anche ad affrontare la paura del fallimento, la fatica, i dolori: a comprendere che fanno parte della vita.
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Insomma, il libro apre la mente e guarisce perché – attraverso il raccontare – connette con il mondo, fornisce modelli di identificazione o stimolo ad uscire dal disagio. Ed è qui che la lettura, a tutte le età, può diventare addirittura “biblioterapia”: suggerita da clinici, all’interno di un percorso terapeutico, viene proposta spesso a persone con disturbi d’ansia, depressione, problemi alimentari e può rivelarsi un importante sostegno anche in caso di malattie organiche, come quelle oncologiche o cardiologiche.
Senza dimenticare tutte quelle letture di che consentono un percorso di auto-aiuto, crescita, educazione e formazione psicologica sui temi ad esempio dell’empowerment, dell’autostima, del problem solving o della comunicazione.
Leggere non necessariamente deve essere un’attività “solitaria”; per quanto poco diffusi, “i gruppi di lettura – secondo Rosa Mininno, psicoterapeuta ed esperta di Biblioterapia – costituiscono nel tessuto sociale un elemento strutturale di forte aggregazione. Leggere ad alta voce, condividendo con altri i propri pensieri nel merito, aiuta a superare timidezza, paura, vergogna, sensi di inferiorità. Alcuni studi recenti hanno dimostrato che le persone che avevano appena letto un racconto rispondevano in modo migliore ad un test sulle interazioni sociali, rispetto a chi invece aveva letto soltanto un articolo su una rivista”. Forse abbiamo anche noi memoria della condivisione e scambio emotiva con chi la sera, mamma o papà, ci leggeva la fiaba della buonanotte…
Insomma, oltre al piacere della lettura in se stesso, oltre al fatto che leggere ci consente di viaggiare ed esplorare e far parte di “mondi” sempre nuovi, sconosciuti, nello spazio e nel tempo oltre che nelle profondità emozionali e del pensiero umani, ci informa, ci offre nuove prospettive. Sviluppa la nostra creatività. In più fa bene: riduce lo stress (in questo senso funziona persino meglio della musica), favorisce le abilità di concentrazione, fa diventare più sensibili all’ascolto ed allena il pensare, la riflessione. Sopratutto se il libro è di cara, perché oltre al piacere tattile e olfattivo consente una diversa e migliore attenzione.
Ma quando non è possibile, allora va bene anche tutto il resto: gli ebook, certo, ma anche gli audiolibri (per tutti coloro che hanno problemi con la lettura tradizionale, un servizio gratuito è offerto da il Libro Parlato).
Allora buona lettura a tutti perché, come ricorda “Le storie che non conosci” di Samuele Bersani: “una storia che non conosci non è mai di seconda mano, è come un viaggio improvvisato a chilometraggio illimitato, una storia in cui tu ti specchi con i tuoi occhi da marziano e come una lanterna magica che non si ferma”. Mai.
Anna Maria Cebrelli