Poter contare su un amico o un familiare per sostegno e ascolto può avere molti più benefici di quanto ci si aspetterebbe
Poter contare su un amico o un familiare per sostegno e ascolto può avere molti più benefici di quanto ci si aspetterebbe, soprattutto per la salute del nostro cervello e per le nostre funzioni cognitive.
È sempre bello avere qualcuno su cui contare, che ti ascolti nel momento del bisogno e che sappia dare saggi consigli. Ora un nuovo studio suggerisce che le persone maggiormente supportate dall’ascolto e dall’empatia di chi è loro vicino hanno un cervello più resiliente all’invecchiamento e ai danni ad esso connessi.
Già studi precedenti, condotti su volontari anziani, avevano associato una più ampia rete di connessioni sociali con un più alto livello di funzioni cognitive (capacità mentali di una persona nell’apprendimento, nella riflessione, nel problem-solving, nell’elaborare decisioni, nel ricordare o prestare attenzione agli eventi) di quanto ci si aspetterebbe. Altri studi invece hanno scoperto che adulti con queste caratteristiche non sempre sviluppano la demenza nelle ultime fasi della loro vita (un fenomeno che gli esperti definiscono resilienza cognitiva).
Ma qual è il ruolo della socialità nel promuovere un maggiore benessere ed una migliore qualità della vita fisica e mentale? Per rispondere a questa domanda i ricercatori dell’università di New York hanno analizzato dati di 2171 adulti di età superiore ai 45 anni, non affetti da demenza o ictus. I partecipanti hanno risposto a delle domande circa la loro vita sociale come ad esempio se avessero qualcuno su cui contare quando avevano bisogno di aiuto, o se definissero uno dei loro amici come un buon ascoltatore, o ancora se avessero qualcuno che dimostrava loro affetto e che forniva loro supporto emotivo. Oltre a questo, gli autori hanno misurato i sintomi della depressione e, circa nove mesi dopo questi dati, hanno misurato attraverso la risonanza magnetica e test neuropsicologici le abilità cognitive dei partecipanti.
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Dai risultati è emerso che i partecipanti di età compresa fra i 40 e i 50 anni che non avevano a disposizione qualcuno che li ascoltasse e li sopportasse presentano un’età cognitiva di 4 anni più vecchia rispetto a coetanei che avevano accanto qualcuno che li sostenesse. Inoltre, fra gli adulti che avevano a disposizione un buon ascoltatore, si è osservata una minore diminuzione del volume del cervello connessa all’invecchiamento.
Questo nuovo studio dimostra una volta di più L’importanza di avere una solida rete di contatti costituita da persone che si ascoltano e si supportano a vicenda: se tale rete non esiste, oltre a subentrare problemi psicologici o di insicurezza, possono insorgere vere e proprie patologie del cervello. Insomma, avere un buon ascoltatore a disposizione per noi può rafforzare quelle parti del cervello che contribuiscono alle nostre capacità cognitive e minimizzare al contempo i danni dovuti all’invecchiamento (provocati spesso da fattori come stress o patologie cardiovascolari. Quindi, se già dalla giovinezza abbiamo costruito una solida rete di legami basati sulla fiducia e sull’ascolto reciproci, avremo molte meno probabilità di soffrire quando saremo anziani.
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Fonte: JAMA Network Neurology
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