I migliori amici sono quelli con cui condividi tutto, persino le onde cerebrali

I veri amici vivono nella stessa lunghezza d'onda, letteralmente! Gli scienziati dimostrano come chi è legato da profondo affetto condivida anche la lunghezza d'onda delle cellule cerebrali

Due amici li riconosci da lontano: oltre all’affetto c’è una sintonia speciale; e tanto più sono, nel loro originale modo, sulla stessa lunghezza d’onda maggiore è il legame che si percepisce.

Non è solo un’idea romantica, un’illusione dei sensi, una suggestione empatica: tant’è che, alla fine, lo ha dimostrato anche la scienza. In pratica si è scoperto che i cervelli di due persone molto amiche reagiscono proprio allo stesso modo, attivano le medesime aree cerebrali, mostrano uguali picchi e cali di attenzione, una identica elaborazione del meccanismo di ricompensa e del vissuto di noia.

Gli studiosi in realtà da tempo avevano già riscontrato, grazie alla ricerca, che le relazioni sociali più strette, come le amicizie, in genere si sviluppano più facilmente tra persone che si somigliano per una o più caratteristiche come l’età, la razza, la religione, lo status socioeconomico, il livello di istruzione, l’orientamento politico, l’ottimismo e così via. Ma ora i dati che emergono dalle scansioni cerebrali (dei soggetti che hanno partecipato allo studio) forniscono informazioni nuove, suggeriscono un legame ben più profondo e “strutturale”: alla prova dei fatti, anche su argomenti differenti, la risposta neurale di due amici è infatti uguale o comunque molto simile, congruente.

Sono rimasto impressionato dalla straordinaria intensità della somiglianza delle rilevazioni che si ritrova tra persone che sono amiche“, ha affermato Carolyn Parkinson, dell’Università della California, che con i colleghi Thalia Wheatley e Adam M. Kleinbaum del Dartmouth College, ha da poco pubblicato il suo lavoro “Risposte neurali simili predicono l’amicizia” sulla rivista scientifica Nature Communications.

L’amicizia insomma è qualcosa di più di semplici interessi condivisi, molto ma molto ma molto di più di un contatto o mille condivisioni sui social; si avvicina – secondo Nicholas Christakis, biosociologo dell’Università di Yale – ad una sorta di “chimica”. Come in amore, come per ogni relazione.

Da un punto di vista “non ordinario” non si tratta ovviamente di nulla di nuovo: a ben vedere la “chimica” è il risultato fisico, pratico, osservabile di un collegamento, di una sintonia che avviene o non avviene prima a livello animico e dei corpi sottili in genere, che si traduce in un “riconoscersi”, per poter camminare, condividere oppure no esperienze in questa vita. Ecco perché, sempre la scienza, ha evidenziato come l’amicizia pur essendo “impegnativa” – cioè richiede tempo, pensieri ed azioni dedicati (come si legge nel Piccolo Principe: “è il tempo che si è perduto per una persona a determinare la sua importanza“) – è necessaria per il benessere.

Chi non ha amici (e questo vale non solo per gli uomini ma anche per molte specie animali non umane) vive male, con effetti negativi su fisico ed emotività pari a quelli determinati da situazioni come la disoccupazione, la mancanza di attività fisica, l’obesità, il fumo. Non solo: uno studio di un paio d’anni fa della dottoressa Christakis ha dimostrato che chi ha legami sociali forti (affetti, amicizie, buone relazioni consolidate, reti di contatti) presenta più facilmente una bassa concentrazione di fibrinogeno, una proteina presente nell’infiammazione cronica che si ritiene favorisca il manifestarsi di molti disturbi.

E se la ricerca scientifica sta cercando una ragione “nella materia” per spiegare questo risultato, a livello simbolico, psicosomatico, spirituale il collegamento è chiaro: l’infiammazione rivela uno stato di sofferenza, di allontanamento dalla natura del Sè, dai propri scopi autentici di vita. L’amicizia fornisce un supporto nella condivisione, alleggerisce il peso; supporta, rafforza la bellezza dell’altro, dà energia. Non a caso è una delle molteplici modulazioni dell’amore: l’unico nutrimento e rimedio – da produrre e da ricevere – di cui, guardando all’essenziale per il “cuore”, abbiamo davvero bisogno.

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