Pfas nei succhi di frutta 100%: questa marca è stata trascinata in tribunale dai clienti “ingannati” negli Usa

L'azienda americana Bolthouse Farms avrebbe ingannato i consumatori con i suoi succhi naturali 100% frutta che in realtà contenevano alti livelli di PFAS tossici. Per questo è stata avviata una class action

Quando andiamo al supermercato e acquistiamo dei prodotti ci sentiamo sicuri e non pensiamo al fatto che potrebbero presentare tracce di contaminanti pericolosi. Questi tra l’altro, nel caso ci fossero, non si trovano certo indicati in etichetta ma possono essere individuati solo attraverso specifici controlli e analisi di laboratorio (in questo senso sono molto utili i test che vi proponiamo quasi ogni giorno).

Negli Usa, un gruppo di consumatori che si sono sentiti ingannati, hanno promosso una class action contro la Bolthouse Farms, azienda di bevande con sede in California. Questa avrebbe pubblicizzato il Green Goodness, “100% succo di frutta“, come una bevanda sana quando in realtà contiene Pfas e a livelli ben al di sopra dei limiti federali per l’acqua potabile.

Secondo la querelante, Gwendolyn Smith, che acquistava regolamente i frullati Green Goodness, le etichette e le pubblicità relative a questo prodotto lo promuovevano come naturale e sicuro, quando invece si è scoperto poi, in seguito ai risultati di test indipendenti di terze parti, che conteneva sostanze chimiche sintetiche e dannose.

I pfas negli Usa sono noti come “forever chemicals”, in quanto sono molto persistenti nell’ambiente, si degradano infatti difficilmente e, a livello di salute, l’esposizione a queste sostanze è stata associata anche a problemi ai reni, al fegato, cancro, malattie autoimmuni e altro.

I test del querelante hanno rivelato che il prodotto contiene sostanze per- e polifluoralchiliche (“Pfas”), una categoria di sostanze chimiche sintetiche che sono, per definizione, artificiali – si legge nelle motivazioni della Class Action.

Non è chiaro come queste sostanze tossiche siano arrivate nei succhi Bolthouse Farms, ma un’ipotesi è che provengano da acqua contaminata da Pfas o da pesticidi e fertilizzanti prodotti da fanghi di depurazione che poi hanno contaminato i frutti.

È anche possibile che le tossine siano arrivate nella bevanda attraverso imballaggi di plastica che contenevano Pfas, ma gli esperti hanno affermato che se così fosse, i livelli di Pfas sarebbero probabilmente molto più alti.

Bolthouse Farms non ha ancora risposto alle richieste di replica in merito a questa questione.

Una situazione molto simile ha visto come protagonista Coca Cola e più specificatamente il suo Simply Orange Juice. Anche in questo caso è in corso un’azione legale collettiva contro l’azienda che avrebbe ingannato i consumatori sostenendo che il suo succo d’arancia è completamente sano e naturale quando in realtà è stata individuata una contaminazione da Pfas di livello superiore ai limiti indicativi per l’acqua potabile di ‘centinaia di volte’.

Leggi anche: Il succo d’arancia “tutto naturale” del marchio Coca Cola ha alti livelli di PFAS tossici

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Fonte: Top Class Action

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