Non solo bere ma anche cucinare con acqua contaminata da Pfas è molto pericoloso e l'ebollizione non basta a far evaporare i contaminanti. L'ha scoperto una nuova indagine di Greenpeace Italia e CNR-IRSA, condotta lessando pasta, riso, patate, carote e manzo in acqua contaminata
L‘acqua contaminata da Pfas (composti per- e poli-fluoroalchilici) è un reale problema che potrebbe essere addirittura sottovalutato perché, non solo nel momento di berla, ma anche quando si cucina, rischia di essere pericolosa per la nostra salute.
A tornare su questo tema, estremamente importante e delicato, è Greenpeace italia che, insieme a CNR-IRSA, ha condotto un’indagine di laboratorio preliminare che ha portato a risultati preoccupanti. Il problema è molto semplice da individuare e capire: cuocere cibi in acqua contaminata da Pfas è pericoloso in quanto la contaminazione passa anche agli alimenti, aumentando i rischi per la salute.
Par arrivare ad affermare questo, gli esperti hanno condotto alcuni esperimenti in cui venivano lessate porzioni di pasta, riso, carote, patate e manzo in acqua contaminata da PFAS proveniente dal pozzo di una famiglia di Lonigo (Vicenza) che, per decenni e fino alla primavera 2023, ha usato quest’acqua come unica fonte. Come contro prova, gli stessi alimenti sono stati lessati in acqua pulita.
Le verifiche sui cibi lessati sono state condotte utilizzando l’approccio del RIVM (l’istituto per la salute pubblica dei Paesi Bassi), che tiene conto di tutti i PFAS e non solo dei quattro (PFOA, PFOS, PFNA e PFHxS) segnalati dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che nel 2020 aveva stabilito una soglia di sicurezza settimanale pari a 4,4 nanogrammi per chilo di peso corporeo.
Cosa hanno evidenziato gli espertimenti? Come scrive Greenpeace, i risultati sono stati molto chiari, i cibi rispecchiano la contaminazione dell’acqua ma c’è di più:
I risultati della ricerca, sebbene condotta su un numero limitato di campioni e impiegando acqua con livelli di contaminazione molto elevati, hanno evidenziato che, per via dell’evaporazione, la concentrazione di PFAS nell’acqua di cottura aumenta al crescere del tempo di ebollizione. Si sfata quindi un luogo comune secondo cui l’ebollizione ridurrebbe la presenza di inquinanti.
Ma quanto è pericolosa questa esposizione ai Pfas dai cibi cotti in acqua contaminata? Come ha dichiarato Sara Valsecchi, ricercatrice del CNR- IRSA:
I dati diffusi oggi, sebbene necessitino di ulteriori conferme, indicano chiaramente come la cottura di alimenti in acqua contaminata possa diventare una fonte rilevante di PFAS nella dieta umana. Basta una sola porzione di alimenti cotti in acqua contaminata per apportare una quantità di PFAS decine di volte superiore a quella dei corrispondenti alimenti crudi, contribuendo notevolmente, nel caso oggetto di studio, a superare le soglie di assunzione ritenute sicure per la salute umana.
Un dato di fatto molto preoccupante, soprattutto considerando quanto scoperto dalla ricerche scientifiche in merito agli effetti dei Pfas nel corpo umano. A seguire alcuni degli ultimi studi in merito di cui abbiamo parlato:
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I cibi cotti che vengono contaminati più dai Pfas presenti nell’acqua
Le indagini hanno mostrato che sono soprattutto alcuni alimenti ad assorbire più Pfas durante la cottura e, come c’era da immaginarsi, sono quelli che necessitano di maggiore acqua per cuocersi.
Greenpeace scrive:
Le indagini rivelano inoltre che la presenza di PFAS nei cibi cotti varia in base al tipo di alimento: la pasta e il riso, che assorbono più acqua durante la cottura, mostrano i livelli più elevati di inquinanti, seguiti nell’ordine da patata, carota e manzo.
In parole povere, come ha spiegato la dottoressa Valsecchi:
I risultati sono stati aspettati ma anche abbastanza sorprendenti, in quanto gli alimenti rispecchiano la contaminazione dell’acqua, gli stessi composti che troviamo nell’acqua sono esattamente quelli che troviamo negli alimenti e anche le concentrazioni decisamente elevate.
Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia, sottolinea di conseguenza che:
Questa ricerca evidenzia che l’esposizione della popolazione ai PFAS è stata finora sottostimata e che molte persone, non solo in Veneto ma anche in altre regioni italiane come Piemonte e Lombardia dove è stata scoperta la presenza di questi pericolosi inquinanti nell’acqua, possono essere esposte a contaminazione anche attraverso la cottura dei cibi. Per tutelare efficacemente la collettività, oltre a erogare alla popolazione acqua pulita e priva di PFAS, sono necessari provvedimenti non più rinviabili come il divieto dell’uso e la produzione di queste pericolose sostanze sull’intero territorio nazionale.
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Fonte: Greenpeace Italia
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