Senso di colpa? Crisi di coscienza? Caius Rommens ha passato tredici anni della sua vita per creare in laboratorio la prima patata Ogm per poi arrivare a un dietrofront, dicendosi preoccupato degli effetti che può avere sull'uomo.
Che sia sempre stato considerato un personaggio controverso, non è una novità. Rommens veniva dalla Monsanto, l’azienda che produce il pesticida Roundup più utilizzato al mondo, poi ha abbracciato la causa della patata geneticamente modificata guidando l’equipe che doveva appunto svilupparla.
Negli Stati Uniti e in Canada, la sua creazione è venduta in 4mila supermercati (in Europa c’era stato un tentativo di commercializzazione, ma ad oggi è fallito).
Parliamo di una patata che resiste al trasporto e alle cadute, ai funghi, che non teme imbrunimenti e che avrebbe dovuto produrre patatine fritte meno cancerogene.
Ma a quanto pare adesso qualche dubbio gli è venuto e ben lo illustra nel suo libro Pandora’s Potatoes, in cui l’ascesa di un progetto: dall’entusiasmo della creazione fino alla paura sugli effetti collaterali sull’uomo.
Perché tutti questi dubbi? Lo spiega in una lunga intervista pubblicata su EcoWatch.
“Mi sono reso conto che non ero stato abbastanza rigoroso nel considerare la possibilità che le mie modifiche avrebbero potuto causare effetti indesiderati. Ho quindi studiato e ho identificato un numero di problemi che non avevo preso in considerazione. Le mie patate hanno problemi “nascosti”, come il vaso di Pandora”, dice Rommens.
Di che problemi parliamo? Ad esempio del fatto che per modificare le patate ha silenziato i geni RNAi per questo adesso l’ingegnere si dice preoccupato.
“Sono molto preoccupato per le api, non mangiano patate Ogm, ma possono utilizzare il polline per nutrire le loro larve. Sulla base della mia valutazione sembra che anche in questo caso potrebbero esserci alterazioni del Dna”, spiega.
Quindi problema numero uno: le api, maggiori impollinatori e fondamentali per la sopravvivenza del Pianeta; problema numero due: la patata ogm dovrebbe essere immune alla peronospora, un fungo che attacca la pianta, ma su questo Rommens dice: “Nessuno sa per quanto tempo durerà questa protezione”.
Ancora, problema numero tre: le modifiche alla patata aumentano di fatto le tossine, in particolare l’alfa-aminoadipato, che in reazione con gli zuccheri produce prodotti avanzati di glicossidazione implicati in una varietà di malattie.
Infine, anche sulla tendenza a non imbrunirsi ci sarebbe da ridire, quindi problema numero quattro. Se in una normale patata, infatti, alcune parti vengono scartate perché ben visibili, in quella ogm i tessuti danneggiati rimangono comunque chiari con tossine a carico.
Insomma che dire, una storia che ha del surreale e forse per queste visioni di Rommens sono tanti gli scienziati che con il tempo, si sono tirati fuori dalla creazione della patata ogm, ricordiamo ad esempio Arpad Pusztai, Belinda Martineau, Thierry Vrain e John Fagan.
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