Oggi 25 ottobre è il World Pasta Day. In tutto il mondo, ogni anno, in questo giorno si celebra l'alimento simbolo della nostra cucina. Quest'anno, sarà Instanbul a ospitare la consueta conferenza dedicata alla pasta. Quest'ultima, però, nonostante l'aumento delle esportazioni all'estero, sta registrando una riduzione dei consumi nel nostro paese
Oggi 25 ottobre è il World Pasta Day. In tutto il mondo, ogni anno, in questo giorno si celebra l’alimento simbolo della nostra cucina. Quest’anno, sarà Instanbul a ospitare la consueta conferenza dedicata alla pasta. Quest’ultima, però, nonostante l’aumento delle esportazioni all’estero, sta registrando una riduzione dei consumi nel nostro paese.
Ma come sta la pasta? Amata e in alcuni casi odiata dai suoi stessi ‘connazionali’. Lo ha segnalato di recente il Wall Street Journal, che ha condotto un’indagine sul nostro paese e sul modo in cui cambiano le abitudini alimentari.
Secondo il Wsj, la pasta sta perdendo il suo status di alimento ‘principe’ perché ‘fa ingrassare‘. Cresce infatti il numero di italiani che ne ha ridotto il consumo a un paio di volte a settimana. Ma le alternative non sono migliori. Sempre più italiani si rivolgono a gastronomie che offrono piatti preparati con carne e verdure. Senza contare che il consumo di pesce surgelato e di piatti a base di carne è salito del 70% negli ultimi dieci anni, mentre quello di piatti di verdure già pronti è cresciuto del 50%.
Cosa che non va giù ai pastai, che stanno tentando di controbattere. Barilla, che occupa circa il 35 % del mercato della pasta italiana, ad esempio ha cercato di respingere l’idea che la pasta faccia ingrassare. Per questo, tra le altre iniziative coma la partnership con McDonald, ha lanciato un’app che aiuta a contare le calorie.
Al contrario, è boom di esportazioni dall’Italia all’estero. “Non si è mai mangiata così tanta pasta italiana all’estero e la giornata mondiale della pasta si festeggia quest’anno con il record storico delle esportazioni che raggiungono per la prima volta i 2 miliardi di chili tra penne, tagliatelle, spaghetti ed altro spediti e consumati all’estero“. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della Giornata mondiale della Pasta, sulla base delle proiezioni su dati Istat relative all’anno 2013. “In termini quantitativi – sottolinea la Coldiretti – si è verificato un aumento del 6 per cento della domanda estera del piatto principe della dieta mediterranea a cui vengono unanimemente riconosciute importanti proprietà salutistiche. A spingere le esportazioni è stata anche la capacità di innovazione dell’industria italiana con l’affermarsi sul mercato della pasta ottenuta al 100 per 100 dal grano italiano per iniziativa del progetto Firmato dagli Agricoltori Italiani (FAI) della Coldiretti che ha reso disponibile in prodotto dalle principali catene distributive alle botteghe di Campagna Amica in Italia, ma anche fuori dai confini nazionali. La pasta in un momento di crisi vince anche perché garantisce un importante apporto nutrizionale a costi contenuti ed è un simbolo del cibo Made in Italy particolarmente apprezzato all’estero”.
Ma con la pasta bisogna andarci cauti. Se da una parte, tale alimento in sé non è dannoso per la nostra salute, dall’altra è emerso da alcune indagini recenti che non sempre le farine utilizzate sono salutari. Un servizio delle Iene, risalente allo scorso febbraio, aveva mostrato il lato ‘oscuro’ della pasta. Allora, le analisi effettuate su alcune croste trovate in un silo rivelarono la presenza di micro tossine dannose per la salute, annoverate tra i più potenti cancerogeni conosciuti fino ad ora.
Senza contare che alcune farine, come la 00, essendo raffinate non sono poi così salutari. A questo proposito, avevamo chiesto il parere ad un esperto, Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della Direzione scientifica. Quali sono gli effetti negativi dell’uso abituale di questo tipo di farina? “La farina 00 – spiega Berrino – provoca un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell’insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo di grassi depositati”.
Il consiglio dell’esperto? Acquistare il grano biologico direttamente dai nostri contadini.
E, perché no, scegliere altre farine alternative alla 00.
Francesca Mancuso
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