OGM, antibiotici e falsi cibi provenienti dagli USA rischiano di invadere le tavole italiane? Ecco l'argomento centrale della puntata di Report di domenica 19 ottobre: il TTIP, cioè il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti tra Usa e Stati Uniti. Le discussioni sul trattato sono segrete. Sono stati rivelati solo i principi generali.
OGM, antibiotici e falsi cibi provenienti dagli USA rischiano di invadere le tavole italiane? Ecco l’argomento centrale della puntata di Report di domenica 19 ottobre: il TTIP, cioè il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti tra Europa e Stati Uniti. Le discussioni sul trattato sono segrete. Sono stati rivelati solo i principi generali.
Pare che l’accordo commerciale tra Europa e Stati Uniti potrebbe portare alla nascita di 140 mila nuovi posti in Italia, ma quali saranno le conseguenze per i cittadini e i consumatori, anche semplicemente nel fare la spesa? Pare che oggi si discuta del TTIP perché i Paesi europei si trovano in crisi nera, dunque sarebbero disposti ad accettare qualsiasi accordo, anche con conseguenze negative per i consumatori, pur di migliorare la propria condizione economica.
Le etichette alimentari della carne venduta negli Usa non danno informazioni su quei trattamenti per la somministrazione di antibiotici e ormoni per la crescita permessi Oltreoceano ma vietati in Europa. Sulla carne importata dagli Usa potrebbe apparire la dicitura “Carne di alta qualità”, quando in Europa non lo si può segnalare nemmeno per i prodotti a denominazione di origine protetta.
I consumatori non vogliono etichette poco chiare o addirittura ingannevoli. Favorire importazioni e esportazioni potrebbe cambiare le regole e mettere in pericolo la sicurezza dei consumatori, soprattutto a causa della spinta delle lobby e delle aziende con i maggiori interessi economici. L’agribusiness in materia di TTIP sarebbe la lobby più potente.
Gli Stati Uniti vogliono vendere in Europa i propri prodotti come tali, così come vengono venduti sul proprio territorio, senza indicare, ad esempio, la presenza di OGM, che in Europa è vietata. Negli Usa tutto il bestiame viene allevato con ormoni e sostanze promotrici di una crescita rapida mentre gran parte dell’agricoltura è OGM. Il modello di cibo e qualità degli Usa sta già danneggiando la popolazione locale, perché l’Italia dovrebbe acconsentire l’introduzione di prodotti potenzialmente dannosi per la salute dei consumatori?
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Negli Usa prosegue la lotta contro l’etichettatura OGM da parte delle multinazionali, poiché se i prodotti riporteranno una dicitura che indichi la presenza di OGM di sicuro i consumatori non li acquisteranno, né negli Stati Uniti, né in Europa.
Un americano su sei si intossica a causa del cibo e per questo 3000 persone muoiono ogni anno. Le etichette della carne a stelle e strisce non sono per nulla trasparenti e la scarsa qualità del cibo sta provocando una vera e propria epidemia di malattie, come obesità e diabete, nella popolazione. L’aspettativa di vita italiana è superiore di 4 anni rispetto a quella americana, apprendiamo da Report.
Per non parlare delle imitazioni del cibo italiano in vendita negli Stati Uniti. Si tratta di prodotti che non hanno nulla a che vedere con ciò che troviamo in vendita nei nostri supermercati né, tantomeno, con il cibo che prepariamo in casa in Italia. Pare che né la carne lavata con la clorina negli Usa né gli OGM verranno introdotti in Italia e in Europa. Ma chi ce lo potrà assicurare?
Il servizio di Report mostra inoltre le prove raccolte dal Rodale Institute sui danni causati dagli OGM all’agricoltura. La coltivazione di mais, soia e frumento OGM danno la stessa resa rispetto alle coltivazioni convenzionali e portano comunque alla diffusione di piante infestanti e di conseguenza ad un aumento dell’impiego dei diserbanti. Vogliamo forse alimentare il fatturato dell’industria biotech acquistando prodotti agricoli OGM dagli Usa? Cosa succederà alla nostra economia locale e che ne sarà del lavoro di conservazione della biodiversità degli agricoltori rurali italiani?
Guarda qui la puntata di Report sul TTIP.
Marta Albè
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