Il tè preparato con l’acqua del rubinetto potrebbe contenere sottoprodotti dei disinfezione, alcuni sconosciuti
Per tutti coloro che amano il tè arriva un alert: quello preparato con l’acqua del rubinetto potrebbe contenere sottoprodotti dei disinfezione, alcuni dei quali sconosciuti e quindi con effetti sulla salute incerti. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricerca dell’University of South Carolina (Usa).
Il tè è la seconda bevanda più consumata al mondo (dopo l’acqua) e viene preparata notoriamente immergendo l’estratto in acqua bollita. Una ricerca svela ora che, quando si usa quella del rubinetto, potrebbero avvenire reazioni chimiche che portano alla formazione di composti chimici non ancora identificati.
Infatti il cloro residuo nell’acqua di rubinetto può reagire con i composti del tè per formare sottoprodotti di disinfezione (DBP): il lavoro ha rilevato in particolare misurato 60 DBP in tre tipi di tè, trovando inaspettatamente livelli più bassi nel tè preparato rispetto a quelli dell’acqua del rubinetto stesso, ma rilevando molti DBP sconosciuti con effetti sulla salute incerti.
Come spiega l’American Chemical Society, la disinfezione è naturalmente fondamentale per garantire la sicurezza dell’acqua potabile, ma la formazione di DBP è inevitabile. D’altro canto il tè contiene circa 500 composti, tra cui polifenoli, amminoacidi, caffeina e altri, che possono reagire con il cloro per formare a loro volta altri DBP, alcuni dei quali collegati in studi epidemiologici al cancro e a problemi alla nascita. Inoltre, i DBP possono formarsi da reazioni con composti nell’acqua di rubinetto stessa.
I ricercatori hanno preparato tre tipi di tè, quindi hanno misurato i composti utilizzando la gascromatografia accoppiata a spettrometria di massa. Le misure hanno rivelato livelli dei 60 DBP più alti nell’acqua del rubinetto rispetto ali infusi di tè, probabilmente perché molti composti evaporavano o venivano assorbiti dalle foglie di tè stesso.
Ma questi 60 composti erano solo il 4% dell’alogeno organico totale (una misura di tutti i DBP contenenti alogeni, gli elementi chimici del settimo gruppo della tavola periodica, particolarmente reattivi), indicando che la maggior parte di questi composti nel tè non erano noti. Il team ne ha poi identificati 15 probabilmente formati dalla reazione del cloro con precursori fenolici e polifenolici presenti naturalmente nelle foglie di tè.
Meglio non preparare il tè con l’acqua del rubinetto?
I ricercatori non dicono questo e nessuno giustifica l’uso dell’acqua in bottiglia. Sebbene infatti non siano stati ancora stabiliti livelli ragionevolmente sicuri per la maggior parte dei DBP, per quelli regolamentati, una persona media dovrebbe bere dalle 18 alle 55 tazze di tè al giorno per superare i limiti stabiliti dall’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti.
Ciò non toglie che è importante proseguire gli studi, soprattutto sui composti non ancora regolamentati o sui quali non esiste una letteratura scientifica sufficientemente solida.
Il lavoro, finanziato dalla National Science Foundation, dal Chinese Scholarship Council e dalla stessa the University of South Carolina, è stato pubblicato su Environmental Science & Technology.
Fonti di riferimento: American Chemical Society / Environmental Science & Technology
Leggi anche: