A partire dal 2014 anche nel nostro Paese potrebbe entrare in vigore una tassa sul cibo spazzatura, ancora meglio conosciuto come “junk food”. Sembra infatti che il Governo stia prendendo in sempre più seria considerazione la possibilità di un simile rimedio drastico volto a contrastare il fenomeno dell’obesità e le cattive abitudini alimentari sempre più diffuse tra gli italiani, molti dei quali sembrano avere dimenticato la genuinità di cibi come frutta e verdura di stagione, che si trovano alla base della tanto decantata dieta mediterranea.
A partire dal 2014 anche nel nostro Paese potrebbe entrare in vigore una tassa sul cibo spazzatura, ancora meglio conosciuto come “junk food“. Sembra infatti che il Governo stia prendendo in sempre più seria considerazione la possibilità di un simile rimedio drastico volto a contrastare il fenomeno dell’obesità e le cattive abitudini alimentari sempre più diffuse tra gli italiani, molti dei quali sembrano avere dimenticato la genuinità di cibi come frutta e verdura di stagione, che si trovano alla base della tanto decantata dieta mediterranea.
Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha dichiarato come l’imposizione di una tassa di questo tipo sia incentrata sulla volontà di veicolare ai consumatori un messaggio incisivo, che li spinga a migliorare la qualità dei cibi da portare quotidianamente sulla tavola. Un’alimentazione corretta potrò garantire loro una buona salute, contribuendo inoltre ad un considerevole risparmio da parte del Sistema Sanitario Nazionale.
Il denaro raccolto verrà destinato agli ospedali, in modo da poterne migliorare le attrezzature. Il Governo è ora alla ricerca di un pieno accordo con le Regioni riguardo alla nuova tassa, che il Ministro Balduzzi crede non tarderà ad essere raggiunto. Il settore ospedaliero sarebbe stato fortemente colpito dalle conseguenze della crisi economica, e le risorse provenienti dall’imposta sul cibo spazzatura potrebbero contribuire a risollevarlo.
Pare che la tassa non verrà applicata a merendine e snack industriali proposti da aziende virtuose. Nei confronti delle aziende produttrici si prenderanno dei provvedimenti, affinché la qualità degli alimenti proposti venga migliorata, con particolare attenzione al settore dolciario. Entro il 2014 le aziende dovranno garantire di ridurre le quantità di sodio, dolcificanti e grassi utilizzati all’interno della catena produttiva degli snack da loro proposti, se non vorranno incorrere nella nuova tassazione.
Sembra dunque plausibile che l’Italia deciderà presto di seguire un esempio che ricalchi in maniera simile ciò che è già stato messo in opera in Francia dal primo gennaio 2012, tramite la “taxe soda”, un’imposta che è andata a colpire le bibite gassate ed il cui ricavato sarà destinato a sostegno dell’agricoltura ed alla promozione di un maggiore consumo di frutta e verdura. L’esempio europeo più virtuoso in merito è rappresentato dalla Danimarca, che già dal 2011 ha introdotto una tassa sui cibi spazzatura ricchi di grassi saturi, al fine di mettere in guardia le nuove generazioni dai rischi per la salute legati all’abitudine di consumare frequentemente merendine, snack confezionati, patatine e dolciumi.
Marta Albè