Lo spot dell’acqua San Benedetto con Elisabetta Canalis ancora al centro di una bufera: l’azienda ha infatti portato in Tribunale Il Fatto Alimentare chiedendo un risarcimento di 1,5 milioni di euro. Due articoli della testata, secondo l’azienda, avrebbero provocato ingenti danni di immagine
La bufera sullo spot dell’acqua San Benedetto con Elisabetta Canalis non è finita: l’azienda ha infatti portato in Tribunale Il Fatto Alimentare chiedendo un risarcimento di 1,5 milioni di euro per presunti “danni di immagine” provocati da due articoli della testata.
Lo spot incriminato
La vicenda parte da lontano: in uno spot del 2022 dell’acqua San Benedetto Elisabetta Canalis si alza e va a fare colazione ma si accorge e di aver bruciato due toast che voleva mangiare e quindi decide di uscire comunque portando con sé solo dell’acqua, ovviamente San Benedetto.
Nella scena successiva, la showgirl legge una rivista in cui in copertina c’è lei stessa che parla e chiede al suo alter ego in carne ed ossa qual è il segreto della sua salute, bellezza e splendida forma fisica, rispondendo così:
Ascolto il mio corpo e bevo un’acqua leggera con tanti nutrienti preziosi (calcio e magnesio)
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La vicenda giudiziaria
Sullo spot è stato chiesto l’intervento dell’Agcom e dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (IAP), a seguito della polemica sollevata a fine agosto sulla pagina Instagram di Aestetica Sovietica (profilo che si occupa di analisi sociali, culturali e politiche).
https://www.instagram.com/p/ChuQoNMN73E/?utm_source=ig_embed&ig_rid=8b4b4498-c7a2-4990-b51e-acb6cf00e21d
Lo spot viene accusato di veicolare un messaggio scorretto per i consumatori oltre che pericoloso. L’azienda, a seguito dei rilievi della IAP, decide volontariamente di modificare lo spot, togliendo i primi 15 secondi, quelli “critici”.
Ma non finisce qui, perché dopo 7 mesi la San Benedetto cita in Tribunale Il Fatto Alimentare, chiedendo il ritiro di due articoli, pubblicati uno ad agosto 2022 e l’altro ad ottobre 2022, che raccontano queste vicende.
Ad agosto 2023 la richiesta viene bocciata, così come a ottobre dello stesso anno il ricorso. Tale richiesta, riferisce il Tribunale, non è ricevibile in quanto violerebbe l’articolo 21 della Costituzione. Viene imposta alla San Benedetto anche il pagamento delle spese legali della testata.
Ma ancora prima del secondo rigetto, l’azienda avvia una causa contro la rivista, accusata a loro avviso di aver procurato alla società danni di immagine, quantificati in 1,5 milioni di euro. Di fatto, una denuncia di diffamazione.
La testata, a sua difesa, ricorda che lo spot “incriminato” fu modificato dalla stessa San Benedetto e che gli articoli di cui si chiede il ritiro raccontano fatti veri, quindi non passibili dell’accusa di diffamazione.
La parola, ora, passa ai giudici.
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