Da Ibm il nuovo sistema per prevedere quali tipi di fonti alimentari possono essere contaminate con maggiore probabilità
Sicurezza alimentare: come poter individuare i cibi contaminati e prevenire l’insorgere di focolai delle malattie di origine alimentare? Bene sarebbe prediligere il Made in Italy e magari anche evitare le offerte a prezzi stracciati, ma un’idea viene da quei geni di Ibm.
L’azienda a stelle e strisce ha messo a punto un sistema primo nel suo genere, progettato per aiutare i rivenditori e i distributori di prodotti alimentari e i funzionari della salute pubblica a prevedere quali tipi di fonti alimentari possono essere contaminate con maggiore probabilità.
Una autentica previsione che consentirebbe di accelerare le indagini sui focolai di malattia di origine alimentare, ridurre i costi sanitari che ne sono collegati e scongiurare la perdita di ricavi per le aziende alimentari.
Il congegno si basa su nuovi algoritmi, sulla visualizzazione e su alcune tecniche statistiche ed è in grado di utilizzare le informazioni sulla data e ubicazione di miliardi di articoli alimentari venduti nei supermercati ogni settimana, per individuare rapidamente e con elevata probabilità tutti i prodotti potenzialmente “incriminati” all’interno di 10 casi di focolai.
Una bella trovata se si considera che il sistema integra i dati di vendita che sono stati calcolati precedentemente con i dati di salute pubblica geocodificati. In questo modo i ricercatori vedono la distribuzione dei cibi sospetti e, selezionando un’area della mappa, visualizzano i casi clinici e i referti di laboratorio derivati dalle interazioni cliniche. L’algoritmo apprende da ogni nuovo rapporto e referto e calcola nuovamente la possibilità che ogni alimento sia responsabile della malattia.
La ricerca è pubblicata sulla rivista PLOS Computational Biology, insieme ai colleghi della Johns Hopkins University, della Purdue University e dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR).
Germana Carillo
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