Il nuovo report dell'Efsa sugli effetti dei multipesticidi sulla salute di tiroide e sistema nervoso minimizza i rischi ma le associazioni ambientaliste non ci stanno
Nelle scorse settimane l’Efsa, l’agenzia europea che si occupa della sicurezza alimentare, ha pubblicato un report in cui sostanzialmente rassicura sul fatto che i multiresidui dei pesticidi che si trovano in alcuni alimenti non avrebbero effetti negativi sulla salute della tiroide né sul sistema nervoso. Per le associazione ambientaliste e del biologico questo è solo un maldestro tentativo di assoluzione dei pesticidi e dell’attuale modello di agricoltura non più sostenibile.
Il report dell’Efsa, finito sotto il mirino di tutte quelle associazioni che (giustamente) spingono per un cambio di rotta nel settore dell’agricoltura, riporta i risultati di due studi pilota retrospettivi sui rischi per la salute umana da esposizione cumulativa a multiresiduo di pesticidi per via alimentare.
L’autorevole agenzia europea, nelle conclusioni, rassicura sul fatto che, tale esposizione, non comporterebbe conseguenze negative croniche sulla tiroide e neppure relativamente a due effetti acuti sul Sistema nervoso centrale (le uniche conseguenze dei multiresidui indagate nel report).
Le associazioni ISDE, WWF, Legambiente, FederBio, Slow Food, Apab, Aiab, Lipu e Pro Natura però non ci stanno e in una nota congiunta scrivono che:
“Il report appare, più che uno studio finalizzato a tutelare la salute pubblica, un maldestro tentativo di assoluzione dei pesticidi e dell’attuale modello agricolo dipendente dalle sostanze chimiche di sintesi. La presenza di multiresiduo negli alimenti rappresenta un problema di grande rilievo per la salute pubblica ed è fonte di preoccupazione nella comunità scientifica e nella società civile, specie per gli effetti sulle componenti più sensibili della popolazione come i bambini, anche perché si assiste ad un aumento della percentuale di campioni con multiresiduo e del numero dei pesticidi presenti”.
Il report sarebbe a loro dire un grande “castello di carta”, le cui rassicuranti conclusioni non possono essere in alcun modo condivise. Sottolineano infatti che lo studio riporta una serie di criticità sia di ordine generale che metodologico, bene evidenziate nel documento di analisi prodotto dalle stesse Associazioni ambientaliste (potete leggerlo qui).
Le Associazioni, inoltre, ci tengono a sottolineare che:
“la letteratura dispone ormai di consolidate conoscenze che attestano i vantaggi per la salute derivanti da una alimentazione biologica il cui incremento comporta riduzione nella incidenza di infertilità, malformazioni, allergie, otite media, ipertensione in gravidanza, sindrome metabolica, elevato indice di massa corporea, linfomi non Hodgkin. La salute dell’uomo non si può disgiungere da quella degli ecosistemi del Pianeta e sempre più si afferma, anche nel mondo accademico un modello agricolo che rigetta l’uso della chimica e si fonda su un paradigma completamente diverso, quello dell’agricoltura biologica che è l’implementazione pratica dei principi dell’Agroecologia”
Lo studio dell’EFSA, in effetti, affronta un problema di estrema importanza per la salute pubblica, visto che la presenza di residui di uno o più pesticidi si trovano nel 40.6% degli alimenti (come riportato dalla stessa EFSA in un precedente report del 2018 dove però non si faceva distinzione tra singolo residuo o multiresiduo).
Il multiresiduo, come hanno dimostrato analisi successive eseguite in Italia, è in aumento: si trova nel 40% della frutta e nel 15% delle verdure prese a campione. Le fragole detengono la maglia nera con la presenza di ben 9 pesticidi.
Una situazione in cui, sicuramente, non c’è bisogno che qualcuno “scagioni” o “assolva” i pesticidi ma che si faccia qualcosa per evitare che siano così presenti negli alimenti che mettiamo in tavola ogni giorno.
Fonte di riferimento: comunicato ISDE, WWF, Legambiente, FederBio, Slow Food, Apab, Aiab, Lipu, Pro Natura
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