Sono stati presentati oggi, i risultati del dossier annuale di Legambiente “Pesticidi nel Piatto 2010” (elaborato sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e laboratori zooprofilattici) dalla quale emerge una situazione per nulla incoraggiante sul fronte della sicurezza di ciò che mangiamo. Rispetto ai dati già di per sé allarmanti dello scorso anno, è stata infatti riscontrata una maggiore presenza, (3% in più), di residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e derivati commercializzati in Italia. Secondo quanto stilato dal rapporto, solo il 50% della frutta italiana risulta incontaminata mentre a 32 anni dalla messa al bando ricompaiono tracce di DDT in un campione di insalata analizzato in Friuli.
Sono stati presentati oggi, Venerdì 18 Giugno 2010, a Roma i risultati del dossier annuale di Legambiente “Pesticidi nel Piatto 2010” (elaborato sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e laboratori zooprofilattici) dalla quale emerge una situazione per nulla incoraggiante sul fronte della sicurezza di ciò che mangiamo. Rispetto ai dati già di per sé allarmanti dello scorso anno, è stata riscontrata una maggiore presenza, (3% in più), di residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e derivati commercializzati in Italia. Secondo quanto stilato dal rapporto, solo il 50% della frutta italiana risulta incontaminata mentre a 32 anni dalla messa al bando ricompaiono tracce di DDT in un campione di insalata analizzato in Friuli.
Rispetto al 2009 con una stima dell’83%, tra le verdure quest’anno solo il 76,4% risulta essere senza residui in quanto il 22, 3% è risultato contaminato da uno (15,8% 2009) o più residui (6,5%, erano il 3,5% nel 2009).
Scende la percentuale anche tra i prodotti derivati quali miele, pane, vino ecc. di cui solo il 77,7% si è confermato regolare e senza residui (erano l’80,5% nel 2009); il 10,3% è regolare con un residuo e il 9,3% contiene più di un residuo contemporaneamente. Il 2,7% risulta invece addirittura irregolare (39 campioni su 1435) segnalando una novità rispetto agli anni precedenti, quando la percentuale era pari a zero.
Tutto questo nonostante quest’anno siano stati fatti enormi sforzi per ridurre l’uso della chimica di sintesi in agricoltura.
Secondo una dichiarazione di Antonio Longo presidente del Movimento Difesa del Cittadino “I risultati del rapporto sono preoccupanti sia per l’aumento dei campioni con multi residui, sia per le criticità risultati doppie in percentuale nella verdura rispetto allo scorso anno. I consumatori quindi devono sempre più stare attenti ad osservare le regole di igiene nell’uso di frutta e verdura, educando soprattutto i ragazzi”
Dall’elaborazione dei dati raccolti quest’anno, sono emersi casi particolari di prodotti “multi contaminati”, tra i quali:
- un campione d’uva bianca analizzato in Sicilia contenente 9 diversi residui di pesticidi (Clorpirifos, Clorpirifos-metile, Cyprodinil, Dimetomorf, Fenhexamid, Fludioxonil, Miclobutanil, Penconazolo, Tiabendazolo);
- un campione di pere analizzato in Campania con 5 diversi residui chimici (clorpirifos, boscalid, etossichina, captan di fenilammina, clozolinate);
- un campione di vino analizzato in Friuli Venezia Giulia con 6 diversi residui chimici (dimetomorf, boscalid, pyrimetanil, fenexamid, metalaxil, iprovalicarb).
Le maggiori criticità ovviamente si sono riscontrate nei casi in cui sono stati analizzati più campioni come ad esempio in Emilia Romagna su un campione totale di 1667 alimenti, sono emerse ben 30 irregolarità. Tra i risultati da segnalare merita sicuramente attenzione quello dei 5 campioni di pane fuori legge analizzati in Piemonte e quello dell’insalata con tracce di DDT analizzato in Friuli Venezia Giulia, dove si registrano anche tre campioni di vino contaminati da Procimidone.
Per l’agricoltura biologica invece non si è potuta portare avanti una valutazione obiettiva dato lo scarso numero di analisi ai prodotti pervenute (solo 466 campioni di frutta e verdura).
Le uniche documentazioni stilate dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS), riportano dati della situazione relativa agli alimenti di origine animale:
l’Emilia Romagna segnala un’irregolarità relativa ad un campione di muscolo di tacchino (su 7 totali) con tracce di Policlorobifenili (PCB).
Lazio e Toscana segnalano l’irregolarità dell’11,1% dei campioni di coniglio, l’1,8% di campioni di latte vaccino, lo 0,7% di campioni di latte bufalino, l’1,8% di latte ovicaprino, il 18,8% di latte fresco.
In Lombardia, il 3,7% dei campioni di latte bovino, il 2,4% di uova di gallina e lo 0,8% di campioni di muscolo bovino risultano non conformi per la presenza di diossine e dl-PCB (PCB diossina-simili),
– in Puglia le irregolarità riguardano un campione di latte bovino ed uno di latte ovino su un totale di 120 analizzati. Anche in questo caso è stata rilevata la presenza di diossine e PCB diossina-simili.
Relativamente alle api secondo quanto dichiara Francesco Pannella Presidente di UNAAPI “I recenti accertamenti scientifici confermano quanto gli apicoltori denunciavano da anni: il crescente uso degli insetticidi neonicotinoidi, neurotossici sistemici persistenti comporta gravi problematiche di sopravvivenza delle api.” Quindi mentre nelle aree del mondo in cui viene praticata l’agricoltura intensiva è stata osservata una morte devastante delle api, in Italia la sospensione di neonicotinoidi per la concia del mais ha avuto effetti benefici soprattutto per le api. Quindi è necessario ribadire il divieto di d’irrorazione di insetticidi su mais in fioritura, il cui polline è abbondantemente bottinato da api e altri insetti utili”
Date le stime appena emerse, dunque chi non possiede un proprio orto, urbano e non, e vuole essere sicuro di mangiare bene senza avvelenarsi, il consiglio è quello di rivolgersi a prodotti biologici, di origine sicura di cui si ha la certezza dei metodi di coltivazione utilizzati.