Mele ai pesticidi. Gran parte delle mele prodotte negli Stati Uniti vengono trattate con una sostanza tossica dopo il raccolto. A renderlo noto è l’Environmental Working Group, che ha espresso forte preoccupazione per l’impiego del pesticida diphenylamine (DPA), una sostanza impiegata per migliorare l’aspetto estetico delle mele da vendere sul mercato nazionale e internazionale.
Una mela al giorno toglie davvero il medico di torno? Gran parte delle mele prodotte negli Stati Uniti vengono trattate con una sostanza tossica dopo il raccolto. A renderlo noto è l’Environmental Working Group, che ha espresso forte preoccupazione per l’impiego del pesticida diphenylamine (DPA), una sostanza impiegata per migliorare l’aspetto estetico delle mele da vendere sul mercato nazionale e internazionale.
Il DPA servirebbe per evitare che la buccia delle mele si rovini o annerisca durante la conservazione. Così, tra le cassette della frutta del mercato e del supermercato i consumatori troveranno sempre frutti dalla buccia lucida e brillante. Il problema riguarda le mele coltivate secondo metodi convenzionali. Le mele biologiche, invece, sono sicure, poiché vengono prodotte senza pesticidi e non subiscono trattamenti pericolosi.
Il pesticida sotto accusa viene impiegato negli Usa dal 1962. I dati disponibili, che risalgono al 2010, hanno rivelato la presenza di DPA sull’80% delle mele analizzate dal Dipartimento dell’Agricoltura. La Commissione Europea di recente ha vietato l’impiego di DPA sulle mele coltivate in Europa, fino a quando non vi saranno dati certi sulla sua sicurezza. La maggiore preoccupazione della Commissione Europea riguarda la presenza di sostanze cancerogene sulle mele trattate con DPA, che potrebbero generarsi dalla combinazione del pesticida con l’azoto.
Nel 2012 l’Efsa non ha potuto confermare la sicurezza del DPA, per via dell’incompletezza dei dati forniti dalle industrie interpellate. L’impiego di DPA sulle mele e sulle pere coltivate in Europa è stato messo al bando a giugno 2012 e a marzo 2014 la Commissione Europea ha ridotto il livello massimo permesso a 0,1 parti per milione per quanto riguarda le mele importate dall’estero.
L’Europa, dunque, ha fatto scuoa e a parere dell’Environmental Working Group, gli Stati Uniti dovrebbero prendere lo stesso provvedimento. Negli Usa sono state individuate tracce di DPA anche nel succo di mela, negli omogeneizzati alla frutta per bambini e sulle pere. Dopo le analisi condotte negli Stati Uniti, le mele sono salite al primo posto di Dirty Dozen, la classifica dei prodotti con i maggiori residui di pesticidi.
L’impiego di fitofarmaci è molto diffuso nella coltivazione delle mele, al di fuori dell’agricoltura biologica, anche nel nostro Paese. Pensiamo, ad esempio al caso delle mele del Trentino, salito alla ribalta un paio d’anni fa. La messa al bando del DPA ha reso più sicura la coltivazione delle mele in Italia? Probabilmente è così, ma resta ancora da capire quale impatto sulla salute possano avere le altre sostanze impiegate per la loro produzione. Nel dubbio, meglio scegliere mele bio, non trattate o almeno coltivate da una persona di fiducia. Così potrete mangiare le mele con la buccia e godere di tutti i loro benefici.