Perché fermare i nuovi OGM: tutti i pericoli (e gli interessi) che ci sono dietro alle tecniche che minacciano la sovranità dei semi

A breve potrebbe esserci la deregolamentazione di un’ondata di nuovi Ogm in Europa, che potrebbe cambiare definitivamente l’agricoltura e il cibo che mangiamo. Finora gli obblighi di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione hanno evitato a Italia ed Europa coltivazioni figlie dell'ingegneria genetica. Ma ora la Commissione europea vuole cancellare ogni vincolo per le "New Genomic Techniques", le Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Vi presentiamo un nuovo libro in cui si intrecciano storia della biologia, inchiesta giornalistica e testimonianze dai movimenti, per raccontare gli enormi interessi e le relazioni pericolose tra multinazionali, politica e scienziati

Nei mesi scorsi il Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta sulla deregolamentazione dei NGT, ossia i nuovi OGM, con l’obiettivo di rendere “il sistema alimentare più sostenibile e resiliente al clima che cambia”.

Eppure per gli agricoltori e gli attivisti per l’ambiente non è questa la via migliore da seguire e lo dicono chiaro e tondo (anche) Francesco Paniè – giornalista ambientale e campaigner per il Centro Internazionale Crocevia – e Stefano Mori – coordinatore del Centro Internazionale Crocevia e del Segretariato del Comitato Internazionale di Pianificazione per la Sovranità Alimentare (IPC) – che nel loro nuovo interessante libro inchiesta “Perché fermare i nuovi OGM” analizzano tutti i pericoli, i retroscena e gli interessi che sono dietro alle New genomic techniques.

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Con la falsa pretesa che si tratti di biotecnologie meno invasive, un blocco di interessi consolidati tenta di far passare una supposta equivalenza tra prodotti di laboratorio e piante coltivate nei campi, scrivono Paniè e Mori.

Dopo il fallimento degli OGM di prima generazione, di fatto, si racconta nel primo capitolo, “si tenta oggi di aggiornare la narrazione, promettendo nuovi Ogm indistinguibili (a detta delle lobby) dai prodotti dell’agricoltura contadina, e che si vorrebbe quindi far arrivare sulle nostre tavole senza più valutazione del rischio, né tracciabilità né etichettatura, oggi obbligatorie per legge”.

Gli autori smontano “questa grande menzogna, che ha lo scopo di radere al suolo il principio di precauzione, realizzando appieno il sogno di imprese multinazionali, governi conniventi e biotecnologi in cerca di gloria e finanziamenti”.

Più avanti, inoltre, si focalizzano sull’evoluzione che le scienze della vita stanno attraversando, nel tentativo nemmeno tanto celato di estendere il dominio sui sistemi alimentari dichiarando l’uguaglianza tra natura e tecnica, tra biotecnologia e agroecologia. Una “santa alleanza”, dicono, quella tra scienza e capitale, che vediamo espressa nel sistema dei brevetti, il pilastro attorno al quale ruota la possibile deregulation dei nuovi OGM.

Una strategia che mira a trascinare i contadini sotto l’influenza di un’industria sementiera che, per sostenere la propria continua espansione, “non si fa scrupoli a scaricare sulla collettività i rischi di tecnologie pericolose e imprevedibili”. Che fare, dunque, di fronte a questo mostro silenzioso che trasforma in merce ogni forma di vita, azzannando ogni spazio di autonomia e sputandoci in faccia le scorie?

Tutelare, invece, tutte quelle pratiche agroecologiche portate avanti dai contadini di cinque continenti e la loro battaglia per ottenere quadri normativi globali coerenti, per affermare i diritti collettivi a conservare, riutilizzare, scambiare e vendere le proprie sementi e a contrastare la brevettazione del vivente.

Abbiamo voluto sdare una voce sul tema dei nuovi OGM a chi subirà le conseguenze più pesanti di queste tecnologie – spiega Stefano Mori. La mancanza di informazione sui nuovi OGM rischia di impedire alle persone di conoscere il peso di una possibile deregolamentazione di organismi geneticamente modificati che finirebbero nei loro piatti e nei campi degli agricoltori. Non possiamo permetterlo. Da decenni difendiamo l’agroecologia contadina e la sovranità alimentare e attraverso le loro voci abbiamo raccontato quali sono i problemi dei nuovi OGM e quali sono le soluzioni alle conseguenze dei cambiamenti climatici dall’ottica dei movimenti di tutto il mondo.

Il libro tiene insieme diversi elementi – conclude Francesco Panié. Intrecciamo il racconto dell’evoluzione storica nel campo della modificazione genetica, con un piano di analisi delle politiche e di denuncia delle relazioni tossiche tra multinazionali, istituzioni e scienziati. Ma oltre a sviluppare la critica, proviamo anche a offrire degli spunti per cercare altre strade, che portino verso l’agroecologia e i diritti dei contadini alle sementi, fermando la brevettazione del vivente e la contaminazione dei campi e dei corpi.

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