La pasta non solo non farebbe ingrassare, ma con i condimenti giusti e le giuste quantità diventerebbe un vero e proprio elisir di lunga vita! La nuova conferma scientifica.
La pasta non solo non farebbe ingrassare, ma con i condimenti giusti e le giuste quantità diventerebbe un vero e proprio elisir di lunga vita! La nuova conferma scientifica.
Maccheroni, penne, spaghetti, fettuccine: qualsiasi forma abbia, la pasta è sempre la pasta e guai a non includerla nella nostra dieta. Oltre a metterci di buonumore, sua maestà la pasta, infatti, avrebbe anche il pregio di allungarci la vita di 4 anni.
Tutto merito dei carboidrati che, in barba alle miracolose diete low carb, come ad esempio la famosa dieta chetogena, assumendoli giornalmente sarebbero garanzia di longevità.
Sulla rivista scientifica The Lancet Public Health si è mirato ad analizzare la correlazione tra assunzione di carboidrati nella dieta e mortalità dimostrando che coloro che mangiano carboidrati come cereali, riso e pasta vivono di più, almeno 4 anni.
Le diete low carbon, che limitano cioè i carboidrati a favore di un maggiore apporto di proteine o grassi, o entrambi, sono una strategia di perdita di peso molto diffusa. Eppure, l’effetto a lungo termine della restrizione dei carboidrati sulla mortalità è controverso e potrebbe dipendere dal fatto che i carboidrati alimentari vengano sostituiti da grassi e proteine a base vegetale o animale.
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Lo studio
Per le analisi, sono state presi in esame 15.428 adulti di età compresa tra i 45 e i 64 anni, in quattro comunità statunitensi, che hanno completato un questionario dietetico nel corso di un arruolamento nello studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) (tra il 1987 e il 1989) e che non hanno riportato un’assunzione calorica estrema pari a: < 600 kcal o > 4200 kcal al giorno per gli uomini e < 500 kcal o > 3600 kcal al giorno per le donne).
I ricercatori hanno studiato l’associazione tra la percentuale di energia derivante dall’assunzione di carboidrati e la mortalità per diverse cause, tenendo conto di possibili relazioni non lineari e poi hanno ulteriormente esaminato questa associazione, combinando i dati ARIC con i dati per l’assunzione di carboidrati riportati da sette studi prospettici multinazionali in una meta-analisi. Infine, hanno valutato la sostituzione di fonti animali o vegetali di grassi e proteine per la mortalità colpita da carboidrati.
Dai risultati è emerso che sia una dieta a basso contenuto di carboidrati (< 40%) che una dieta ad elevato consumo di carboidrati (> 70%) hanno aumentato il rischio di mortalità rispetto a un’assunzione moderata. Tuttavia, i risultati variavano dalla fonte dei macronutrienti: la mortalità aumentava quando i carboidrati venivano scambiati con grassi o proteine di derivazione animale e diminuiva quando le sostituzioni erano a base vegetale.
Sia l’alta che la bassa percentuale di diete a base di carboidrati sono state associate ad un aumento della mortalità, con un rischio minimo osservato al 50-55% di assunzione di carboidrati. I modelli a basso contenuto di carboidrati che favorivano le proteine derivate da animali, come agnello, manzo, maiale e pollo, erano associati a una maggiore mortalità, mentre quelli che favorivano l’assunzione di proteine e grassi di derivazione vegetale, da fonti come verdure, noci, burro di arachidi e pane integrale, erano associati a una minore mortalità, suggerendo che la fonte di cibo modifica in particolare l’associazione tra l’assunzione di carboidrati e la mortalità.
Secondo quanto emerso, a partire dai 50 anni l’aspettativa media di vita è di altri 33 anni per chi ha un apporto moderato di carboidrati, 4 anni in più di chi ha un apporto basso e uno in più di chi lo ha alto.
In più, gli studiosi hanno elencato punto per punto tutti i benefici della pasta:
- è una potentissima fonte di energia che fornisce la giusta carica all’organismo grazie all’apporto di carboidrati complessi
- è ricca di vitamine del gruppo B, in particolare della B1, fondamentale per il corretto funzionamento del sistema nervoso
- protegge il cuore
- è un prezioso antitumorale perché, essendo povera di fibre e di sodio, previene l’insorgere di cellule tumorali
il consumo moderato di pasta e con poco condimento è un potente alleato della dieta dimagrante: una giusta porzione condita con del pomodoro o verdure, per esempio, non solo non fa ingrassare ma, lasciando sazi a lungo, aiuta a non consumare alimenti fuori pasto (ciò che fa ingrassare, insomma, sono le porzioni abbondanti e troppo condite)
Quale pasta scegliere e quanta consumarne al giorno
All’uovo, integrale o di semola in realtà, spiegano gli esperti, non ci sono differenze macroscopiche nutrizionali. La pasta integrale ha la stessa composizione della pasta di semola con l’aggiunta di una piccola quantità di fibra, mentre la pasta all’uovo ha un po’ più di grassi e meno carboidrati.
Chi è celiaco o intollerante al glutine ha a disposizione riso o pasta integrali, di quinoa o di grano saraceno.
In generale:
- 100 gr di pasta di semola forniscono 353 kcal
- 100 gr di pasta fresca ripiena 300 kcal
- 100 g di pasta integrale 350 Kcal
La pasta è un alimento ricco di amido con un discreto contenuto di proteine (10%) di basso valore biologico e con una bassa quota lipidica. Contiene inoltre vitamina PP e poche vitamine B1 e B2, un’elevata quantità di potassio e fosforo e una discreta presenza di calcio e sodio.
Nelle media, gli esperti consigliano circa 80 grammi di pasta al giorno (120 per la pasta all’uovo fresca) e di prediligere una cottura al dente per poter ottenere un buon senso di sazietà e godere del suo indice glicemico più basso.
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Germana Carillo