Olio di palma, avevamo ragione. Le aziende costrette al dietrofront

L’Aidepi, nonostante la sua campagna da migliaia di euro spesa in favore dell'olio di palma, fa un passo indietro di fronte ai rischi per la salute emersi grazie alla recente pubblicazione dell’Efsa

Le aziende italiane hanno deciso davvero di rinunciare all’olio di palma? Dopo il nuovo studio sull’olio di palma appena pubblicato dall’Efsa, l’Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) ha annunciato che si impegnerà a “fare, nel più breve tempo possibile, tutte le scelte necessarie per la massima tutela della salute del consumatore”.

Si tratta di una promessa a parole dietro cui, dal nostro punto di vista, non si coglie la rinuncia immediata e del tutto all’olio di palma, ma per forza di cose la sostanza è cambiata. Insomma, prima che l’olio di palma sparisca completamente dai prodotti alimentari in vendita nei supermercati dovremo attendere ancora l’adozione di altri ingredienti (speriamo sani) e il termine delle scorte. Poi è auspicabile lo stop definitivo.

“Abbiamo seguito con la massima attenzione la diffusione del parere dell’Efsa sulla presenza dei contaminanti 3-Mcpd e Ge in molti alimenti inclusi alcuni prodotti da forno e, come sempre abbiamo fatto in passato, ci impegnano fin da ora a fare, nel più breve tempo possibile, tutte le scelte necessarie per la massima tutela della salute del consumatore”, spiega in una nota l’Aidepi “Ogni indicazione dell’Efsa è per noi un riferimento imprescindibile, anche rispetto alle nostre strategie aziendali e associative, e quindi non mancheremo di intraprendere i percorsi necessari per onorare il patto di fiducia che sa sempre abbiamo con i nostri consumatori. Con questo obiettivo ci siamo già messi in contatto con il ministero della Salute per valutare insieme come procedere dando la nostra massima disponibilità e collaborazione. Aidepi rappresenta aziende e imprenditori che si sono sempre distinti per responsabilità sociale, avviando spesso percorsi a tutela della salute pubblica prima ancora che si trasformassero in obblighi di legge. Anche questa volta faremo la nostra parte”.

Riconosciamo, quindi, il fatto che l’Aidepi, a cui aderiscono aziende come Barilla, Bauli, Ferrero, Divella, Nestle’, Unilever, Sammontana, nonostante la sua campagna da migliaia di euro spesa in favore dell’olio di palma, abbia deciso di fare un passo indietro di fronte ai rischi per la salute emersi grazie alla recente pubblicazione dell’Efsa.

È bene ribadire che lo studio dell’Efsa, così come l’Aidepi, non fa riferimento soltanto all’olio di palma, ma anche alle margarine e ai cibi che presentano un eccessivo contenuto di grassi saturi, di origine sia animale che vegetale. Questi e altri ingredienti, infatti, quando vengono sottoposti alle alte temperature tipiche delle lavorazioni industriali del settore alimentare secondo gli esperti producono delle sostanze potenzialmente dannose per la nostra salute con particolare riferimento alle categorie più deboli, anziani e bambini. Lo studio dell’Efsa conferma quanto già sostenuto dall’Istituto Superiore di Sanità e supportato dal Ministero della Salute alcune settimane fa.

Per anni abbiamo sperato che le aziende iniziassero a rivedere gli ingredienti dei propri prodotti, con riferimento anche allo zucchero bianco, alle farine raffinate, a conservanti e additivi indesiderati. Ed ora che esistono seri dubbi sulla salubrità dell’olio di palma, grazie anche alla spinta dei consumatori più consapevoli, le aziende sono dovute intervenire per migliorarsi.

olio di palma consumatori differenza

Che cosa succederà adesso? Immaginiamo che, se le aziende italiane che aderiscono all’Aidepi decideranno davvero di iniziare a ridurre la presenza di olio di palma nei propri prodotti, per un certo periodo troveremo comunque ancora in vendita alcune referenze che conterranno l’ingrediente ‘incriminato’, dato che prima di proporre dei nuovi prodotti sarà necessario esaurire le scorte.

Sappiamo bene che l’olio di palma non è l’unico ingrediente potenzialmente problematico utilizzato dall’industria alimentare, con particolare riferimento alle possibili conseguenze per la salute dei consumatori. Il problema risiede nell’intero sistema della grande produzione alimentare a livello industriale che tende a minimizzare le proprie spese scegliendo ingredienti a basso costo ma nello stesso tempo con una buona resa dal punto di vista delle lavorazioni industriali, proprio come nel caso dell’olio di palma.

Se volessimo modificare davvero in meglio la nostra alimentazione non dovremmo rinunciare soltanto ai prodotti che contengono e conterranno ancora olio di palma, ma anche a tutti quei cibi confezionati troppo ricchi di grassi saturi e di ingredienti raffinati che riempiono gli scaffali dei supermercati. In definitiva, per nutrirci meglio non basta attendere che le aziende cambino idea sull’olio di palma. La scelta di ciò che portiamo sulle nostre tavole è sempre e solo nostra.

Le stesse aziende alimentari italiane di recente hanno dato voce ad una campagna mediatica favorevole all’olio di palma sostenibile, ma ora, di fronte al parere dell’Efsa, pare siano intenzionate a fare marcia indietro, almeno dal punto di vista delle problematiche legate alla salute dei consumatori, se non sulle questioni ambientali relative alla produzione di olio di palma (di cui l’Efsa non si è occupata).

Olio di palma, possibile addio dalle aziende: possiamo considerarla davvero una vittoria?

Si tratta dal nostro punto di vista soltanto di una mezza vittoria, non ancora di una vittoria completa, perché troveremo ancora l’olio di palma negli alimenti in vendita nei supermercati fino a quando il cambiamento non sarà totale e non riguarderà tutti i prodotti alimentari italiani e non che raggiungono i negozi dove facciamo la spesa. E perché le stesse aziende alimentari italiane intenzionate a fare marcia indietro non menzionano le problematiche legate alle questioni ambientali relative alla produzione di olio di palma. Ed è qui si apre un ulteriore spunto di riflessione da non sottovalutare.

Con quali ingredienti verrà sostituito l’olio di palma?

I sostituti dell’olio di palma saranno davvero più salutari e amici dell’ambiente? Alcune aziende italiane, ad esempio, hanno già iniziato a sostituire l’olio di palma in precedenza presente nei biscotti con olio di girasole o con olio d’oliva in una parte o in tutti i loro prodotti. Ma una sostituzione globale dell’olio di palma con alternative più salutari sarebbe davvero possibile? È molto più probabile che si rischierà di ricorrere ad ingredienti considerati di scarsa qualità, come l’olio di colza. Insomma, la battaglia è ancora tutta da giocare. Eliminare del tutto l’olio di palma in breve tempo non sarà possibile, ma pensiamo che sempre più aziende potranno iniziare a sostituirlo con alternative più salutari e meno ricche di grassi saturi, se lo vorranno.

Detto ciò, dopo anni di informazione contro l’olio di palma, anche grazie all’attenzione di un numero sempre crescente di consumatori, finalmente le aziende si dichiarano pronte a dare ascolto ai consumatori. Noi scenderemo di nuovo in campo di fronte al prossimo ingrediente scomodo che vorremmo eliminare.

*** Continuiamo a farci sentire, perché quando la buona informazione e i consumatori consapevoli si uniscono si possono ottenere grandi risultati! ***

Marta Albè

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