L'osservazione del comportamento degli oranghi e del loro modo di resistere alla fame potrebbe aiutare la medicina a combattere l’obesità e le malattie alimentari degli umani.
L’osservazione del comportamento degli oranghi e del loro modo di resistere alla fame potrebbe aiutare la medicina a combattere l’obesità e le malattie alimentari degli umani.
A rivelarlo sono i dati scaturiti da un esperimento, pubblicato anche sul “Biology Letters Journal”, condotto da un team di studiosi dell’Università di Rutgers, diretti dall’antropologo Erin Vogel.
Il gruppo di scienziati è rimasto cinque anni in Borneo per osservare in modo diretto (e non invasivo) la vita e il comportamento degli oranghi indonesiani nel loro habitat naturale, facendo particolare attenzione al loro modo di relazionarsi con il cibo. Lo studio ha messo in risalto come nella dieta di questi animali sia fondamentale l’equilibrio tra i periodi di abbondanza di proteine e carboidrati e le fasi di scarsità.
I primi test hanno evidenziato come le scimmie ingrassassero solo nei periodi in cui carboidrati e proteine erano presenti in abbondanza; mentre nelle altre fasi, in cui assumevano quantità limitate di cibo, il loro organismo si comportava proprio come quello degli esseri umani, andando ad intaccare le riserve di grasso e nel peggiore dei casi le proteine dei muscoli.
Un risultato che evidenzia come sia sbagliata l’idea (e tutte le diete zona) che bassi apporti di carboidrati e grandi quantità di proteine facciano scendere di peso!
Attraverso analisi approfondite dei campioni biologici – per capire meglio il riciclo della proteine – gli scienziati hanno esaminato i metaboliti urinari e gli isotopi stabili di azoto composti nelle urine degli oranghi.
Risultato? Le scimmie indonesiane riescono a sopportare la mancanza di proteine senza morire di fame, anche per periodi molto lunghi, perché hanno una straordinaria capacità di fruttare il grasso immagazzinato.
Tirando le somme quindi, le due grandi scoperte riguardano soprattutto la somiglianza dell’organismo degli oranghi a quello degli umani e la particolare capacità delle scimmie di immagazzinare i grassi per poterli utilizzare nei periodi di magra, sopperendo così alla mancanza sia di proteine che di carboidrati.
Tutto questo potrebbe contribuire a spingere gli esperti di medicina dell’alimentazione a rivedere le diete destinate a chi soffre di obesità.
Magari ripristinando dosi leggermente maggiori di carboidrati?
Verdiana Amorosi