Nel nostro Paese un bimbo su tre è sovrappeso e uno su dieci è addirittura obeso. La colpa? Delle mamme troppo apprensive, che tendono a preparare porzioni troppo abbondanti di carne, pasta, formaggi a scapito di verdura e frutta.
Nel nostro Paese un bimbo su tre è sovrappeso e uno su dieci è addirittura obeso. La colpa? Delle mamme troppo apprensive, che tendono a preparare porzioni troppo abbondanti di carne, pasta, formaggi a scapito di verdura e frutta.
Ad evidenziare il problema è l’Associazione nazionale dei dietisti italiani (Andid), attualmente riunita nel ventiquattresimo Congresso nazionale, in corso a Verona fino al 21 aprile.
Secondo i dietisti, il 50% dei bambini sovrappeso rischia di esserlo anche da adulto e per evitare che il problema diventi ancora più grande, è necessario tagliare le porzioni, ridurre le dosi e abituare i bambini a mangiare meno e meglio.
Le mamme di oggi tendono a riempire troppo i piatti dei loro figli, specie nella fascia di età da 0 a 9 anni: la paura che mangino poco supera di gran lunga il timore che possano diventare obesi. Con tutte le conseguenze che questo provoca.
Occorre quindi cambiare le abitudini alimentari di grandi e piccoli, riducendo carne, formaggi e pasta e aumentando le dosi di cereali, frutta e verdura. Il tutto naturalmente accompagnato da regolare attività fisica, fondamentale per tenere lontano il rischio obesità. I piccoli italiani infatti non solo assumono una quantità di calorie doppia rispetto al necessario, ma tendono ad accumulare grassi anche per colpa di una vita troppo sedentaria.
“Già nell’età dello svezzamento i bambini consumano troppe proteine, fornite dagli omogeneizzati e dai liofilizzati. Le mamme ne usano un barattolino intero, quando ne basta la metà – ha detto Cristina Cassatella, dietista del servizio educazione all’appropriatezza alla Asl di Milano –
Idem per i formaggi da sciogliere nelle pappe. Una dieta iperproteica fino ai sei anni di età predispone all’obesità da adulti.
In media succede che la porzione di carne data ad un bimbo di 4 anni equivale a quella necessaria ad uno di 7-8 anni. Crescendo poi si consumano anche porzioni troppo grandi di pizza, formaggi e prosciutto ricchi di grassi saturi dannosi. Al contrario le porzioni di verdure sono molto inferiori di quelle che servirebbero loro.
Dalle indagini sulle abitudini alimentari nell’infanzia – ha aggiunto Cassatella – emerge chiaramente che fino agli 8-9 anni al bambino manca ancora il concetto di porzione e di tempo in cui consumare i cibi. Occorrerebbe lavorare sui genitori, ma spesso le stesse mamme sono convinte che i loro bambini mangino poco“.
Come cambiare queste abitudini?
Per aiutare le mamme a preparare porzioni adatte ai loro bimbi, nei prossimi mesi sarà pubblicato il primo ‘‘Atlante fotografico tridimensionale”, edito dall’Istituto Scotti Bassani, che illustra – con una serie di fotografie – i piatti con le porzioni esatte di tutti i cibi.
“Il volume – ha continuato Cassatella – distribuito inizialmente su CD, è dedicato ai dietisti e ai pediatri per educare le mamme di bimbi fino a 9 anni di età alla corretta preparazione delle pappe, allo svezzamento e all’impostazione di una sana alimentazione. L’atlante contiene le fotografie di cosa mettere nelle prime pappe, le porzioni e le quantità consigliate che non vanno pesate ma immediatamente viste dai genitori. Oltre alla quantità e al tipo di alimento si deve considerare l’arco di tempo. Ci sono alimenti da prima colazione, spuntini, merende, pranzo e cena“.
Ma l’educazione alimentare passa anche attraverso la scuola:
”La soluzione per un’educazione alimentare per i bambini – ha sottolineato Giovanna Cecchetto, presidente dell’Andid – potrebbe arrivare anche dalle scuole, dove la maggioranza dei ragazzi passa sei-otto ore al giorno, consumando almeno due merende e un pasto completo.
Secondo i dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità però – ha aggiunto la dottoressa – su oltre 2.200 plessi di scuola primarie italiane esaminate, solo il 68% delle scuole possiede una mensa e solo il 38% distribuisce frutta o yogurt per merenda. Infine il 34% delle classi svolge meno di due ore di attività motoria. È necessario un maggiore coinvolgimento da parte di dietisti, pediatri, medici ed educatori per far conoscere le dimensioni del fenomeno obesità tra le nuove generazioni e fornire suggerimenti per scelte di stili di vita salutari. L’impegno va iniziato all’interno delle scuole e esteso alle famiglie”.
Verdiana amorosi