In alcuni Paesi del mondo le meduse sono già un cibo comune. Anche in Europa potrebbe essere dato, prima o poi, il via libera alla loro commercializzazione per il consumo alimentare umano. Un nuovo studio canadese mostra che sono in particolare le meduse più grandi a contenere maggiori nutrienti
Si parla sempre più spesso del cosiddetto “novel food” che comprende quegli alimenti il cui consumo non è già autorizzato nell’Ue e che dunque devono ottenere uno specifico via libera per poter essere immessi sul mercato. Gli esempi più noti sono senza dubbio la farina di insetti e la carne coltivata. Ma non sono i soli.
In futuro l’Ue potrebbe decidere di dare l’autorizzazione anche al consumo di meduse, cibo già tradizionale (un po’ come gli insetti) in alcune parti del mondo, pensiamo ad esempio alla Cina e al Giappone.
In Italia, invece, associamo principalmente le meduse a varie specie potenzialmente “pericolose”, o meglio fastidiose, se erroneamente toccate mentre facciamo il bagno al mare (ci segnalano però che in alcuni ristoranti, soprattutto giapponesi, già vengono servite anche nel nostro Paese ma non si possono certo acquistare al supermercato).
Nella cucina asiatica, le meduse vengono valorizzate per il loro contenuto nutrizionale: contengono infatti oltre a molta acqua, sali minerali, proteine e Omega 3.
Esiste già il progetto europeo GoJelly, composto da 15 istituzioni scientifiche e 8 aziende dell’Ue che promuovono l’utilizzo di meduse a scopo farmaceutico e cosmetico ma anche come mangime per animali. Ora però è uscito un nuovo studio, condotto in Canada, che mostra proprio come alcune meduse contengano elevati livelli di acidi grassi Omega 3, il che potrebbe essere estremamente funzionale per l’alimentazione umana.
Lo studio, condotto da un team della University of British Columbia, e pubblicato su Ecosphere, ha analizzato numerosi campioni di 3 specie di medusa:
- Aurelia labiata
- Aequorea victoria
- Pleudobrachia bachei
È in particolare l’Aurelia labiata una delle specie di meduse che potrebbero essere consumate come cibo dall’uomo. I campioni analizzati avevano un cappello (o ombrello) con misure variabili dai 2 ai 22,5 cm.
La ricerca ha scoperto che sono in particolare gli esemplari più grandi ad avere i contenuti nutrizionali più interessanti e questo per un motivo molto semplice.
Le meduse piccole si nutrono principalmente di alcuni tipi di plancton (fitoplancton e microzooplancton) e uova. Quando sono più grandi, invece, iniziano a prediligere tipologie di plancton più proteiche ma si cibano anche di alcuni invertebrati, crostacei o piccoli pesci.
Di conseguenza, i nutrienti che contengono al loro interno sono più ricchi, soprattutto di Omega 3 e proteine. Ecco perché un’eventuale messa in commercio di meduse ad uso alimentare umano dovrà tenere conto anche delle dimensioni dell’animale.
In Italia, in realtà, c’è già una certa apertura nei confronti delle meduse come cibo del futuro. Il Cnr-Ispra di Lecce, nel 2021, ha pubblicato l’European Jellyfish Cookbook, un libro di possibili ricette occidentali a base di meduse.
Come ha dichiarato Antonella Leone, ricercatrice Cnr-Ispa, quando uscì la raccolta di ricette:
Come Cnr-Ispa, in particolare, indaghiamo le caratteristiche biochimiche, nutraceutiche e nutrizionali delle meduse mediterranee ed europee con l’obiettivo di promuoverne l’utilizzo in campo alimentare, studiando anche nuovi e più salubri processi alimentari che elimino l’uso di composti tossici come l’allume presente nel processo tradizionale asiatico. In estremo Oriente questi animali sono utilizzati da oltre 2.000 anni, con un impatto significativo anche sull’economia. Con una popolazione mondiale che cresce ad un ritmo esponenziale – a fronte di una produzione di cibo che aumenta molto più lentamente – individuare risorse alimentari nuove e sostenibili è, infatti, una sfida inevitabile.
Come per il consumo di insetti, non ci impelaghiamo nel dare giudizi di valore. Anche nel caso delle meduse – dovessero mai diventare cibo in Italia – ognuno sarà libero di consumarle come no.
Fonte: Ecosphere / Cnr-Ispa
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