Non bisogna prestare attenzione soltanto alla composizione e alla qualità nutrizionale degli alimenti, ma anche e soprattutto al grado di lavorazione a cui sono sottoposti. Un nuovo studio italiano rivelerebbe come in realtà siano i cibi più elaborati ad essere i più pericolosi per la nostra salute.
Si sa, una corretta ed equilibrata alimentazione è fondamentale per la nostra salute e aiuta a prevenire e trattare alcune condizioni patologiche quali l’obesità, l’ipertensione, le malattie dell’apparato cardiocircolatorio, il diabete di tipo 2 e certi tipi di tumore.
Tuttavia, per rimanere in forma non bisogna prestare attenzione soltanto alla composizione e alla qualità nutrizionale degli alimenti, ma anche e soprattutto al grado di lavorazione a cui sono sottoposti. Infatti, è proprio quest’ultimo elemento che risulta cruciale per conoscere il reale effetto del cibo sulla salute, e la sua indicazione sulle etichette aiuterebbe i consumatori a scegliere con maggiore consapevolezza.
A partire da tale presupposto, un nuovo studio italiano condotto dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università dell’Insubria di Varese e Como, l’Università di Catania e Mediterranea Cardiocentro di Napoli, e pubblicato sul British Medical Journal, avrebbe evidenziato come in realtà siano i cibi più elaborati ad essere maggiormente pericolosi per la nostra salute.
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Lo studio
I ricercatori dello studio hanno monitorato per 12 anni lo stato di salute di oltre 22mila persone (di età compresa ≥35 anni) partecipanti al Progetto epidemiologico Moli-sani e lo hanno correlato con le loro abitudini alimentari, prendendo in considerazione sia gli aspetti nutrizionali che quelli legati al grado di trasformazione dei cibi.
Nello specifico, sono stati somministrati dei questionari, chiedendo ai partecipanti di indicare il numero di volte in cui avevano consumato un determinato alimento. Successivamente, i ricercatori hanno collegato frequenze e quantità di ogni alimento alle tavole alimentari italiane, in modo da ottenere stime dell’assunzione giornaliera di macro-nutrienti e micronutrienti.
Dalle analisi effettuate è emerso che il consumo sia di alimenti di scarsa qualità nutrizionale che quello di cibi ultra-processati aumenta in modo rilevante il rischio di mortalità, in particolare per le malattie cardiovascolari.
Analizzando, inoltre, congiuntamente il contenuto nutrizionale della dieta e il grado di lavorazione industriale, è emerso come quest’ultimo aspetto sia quello più importante nell’evidenziare il maggiore rischio di mortalità.
Quali sono, dunque, gli alimenti ultra-processati da evitare? Stiamo parlando di quei cibi composti da sostanze come proteine idrolizzate o grassi idrogenati, che contengono additivi, come coloranti, conservanti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti. Fanno parte di questa categoria non solo bevande zuccherate e gassate, prodotti da forno preconfezionati e creme spalmabili, ma anche prodotti apparentemente insospettabili come gallette, cracker e biscotti light.
In conclusione, i ricercatori proporrebbero quale soluzione quella di utilizzare un sistema di etichettatura per i prodotti commerciali, la classificazione NOVA, in grado di valutare i cibi in base a quanto quel prodotto sia stato lavorato a livello industriale e di aiutare i consumatori ad acquistare in modo più consapevole.
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Fonte: BMJ
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