I ricercatori americani hanno individuato nell'azolla caroliniana una possibile soluzione alla crisi alimentare dei prossimi decenni
Indice
Quello dell’insicurezza alimentare è un problema sempre più pressante, aggravato dalla crisi climatica in atto, dalla siccità e dai fenomeni meteorologici estremi.
Per trovare soluzioni a questo problema, gli scienziati di tutto il mondo sono alla ricerca di piante che possano crescere anche in terreni aridi o in condizioni avverse, e che necessitino di irrigazione e manutenzione minime.
Un risultato in questa direzione potrebbe arrivare dai ricercatori della Pennsylvania State University (Stati Uniti), che hanno trovato in una pianta molto comune un potenziale eccellente per rispondere alla piaga dell’insicurezza alimentare.
Lo studio
La pianta individuata dai ricercatori americani è la Azolla caroliniana, una pianta acquatica originaria degli Stati Uniti orientali nota anche come “felce di zanzara” o “muschio di fata”.
Questa pianta ha una crescita molto veloce – può raddoppiare la sua biomassa in appena due giorni – e richiede irrigazione e manutenzione minime. Inoltre, è in grado di catturare l’azoto dall’aria, trasformandolo in un prezioso fertilizzante ecologico.
Secondo i ricercatori, questa felce potrebbe essere somministrata al pollame e al bestiame, ma anche fungere da cibo salvavita per gli esseri umani in caso di catastrofe o disastro.
Esistono sul Pianeta diverse varietà di azolla, diffuse anche in Asia e Africa e già coltivate per l’alimentazione del bestiame – ma la varietà americana è risultata essere quella più digeribile e nutriente anche per noi esseri umani.
Gli elementi nutrizionali dell’azolla
Per lo studio, alcune piante di azolla caroliniana sono state coltivate in serra all’interno del campus della Pennsylvania State University. All’assaggio, la pianta è stata descritta dal gusto neutro e dalla consistenza croccante.
Ma, al di là del sapore e della facilità di coltivazione, sono stati valutati dai ricercatori anche le concentrazioni di sostanze nutritive presenti nella pianta, per comprendere quanto questa possa effettivamente contribuire al sostentamento animale e umano.
In particolare, è stata valutata la concentrazione di polifenoli, composti naturalmente presenti nelle piante e vantaggiosi per le loro proprietà antiossidanti se presenti in concentrazioni non troppo elevate.
Alte concentrazioni di polifenoli, infatti, possono limitare l’assorbimento degli altri nutrienti nel corpo e agire come fattori antinutrizionali.
Le piante di azolla sono state sottoposte a tre diversi metodi di cottura – bollitura, cottura a pressione e fermentazione naturale – allo scopo di ridurne il contenuto polifenolico e massimizzare così l’assorbimento dei nutrienti.
I risultati sono stati incoraggianti in tutti e tre i casi: rispetto alla pianta cruda, la concentrazione di fenoli è diminuita dell’88% con la bollitura, del 92% con la cottura a pressione e del 62% con la fermentazione naturale.
Conclusioni
Insomma, l’azolla caroliniana ha tutte le carte in regola per diventare un “cibo rifugio” nell’ipotesi di un futuro catastrofico, ma anche per essere integrato come alimento sostenibile nell’ambito di un piano di resilienza a lungo termine.
Ha tempi di crescita molto rapidi, richiede pochissima manutenzione, ha un buon apporto calorico e un moderato contenuto proteico, la cottura ammortizza la presenza di fenoli potenzialmente pericolosa.
Tuttavia, quello americano è solo uno studio pilota: sono necessarie ulteriori ricerche per perfezionare le tecniche di produzione dell’azolla al fine di renderla ancora più sostenibile e diffusa.
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Fonte: Food Science & Nutrition
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