Come smettere di fumare? Lo dirà un’analisi del sangue o della saliva in base al metabolismo

Studiare il metabolismo della nicotina per una strategia contro il fumo studiata ad hoc

Dire addio alle sigarette seguendo la strategia migliore per il proprio organismo: un test del sangue o sulla saliva, infatti, sarà presto in grado di “cronometrare” il metabolismo della nicotina e dirci cosa dobbiamo fare, caso per caso, per smettere di fumare.

Secondo il primo studio italiano sulla correlazione tra la velocità del metabolismo della nicotina e il grado di dipendenza dal fumo, condotto dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa su più di 100 fumatori, infatti, gli individui con un metabolismo della nicotina più rapido hanno un minor rischio di dipendenza rispetto ai fumatori con metabolismo più lento, anche in condizioni abitudinali simili.

Secondo i dati dell’Oms, ogni anno muoiono più di 7 milioni di persone per i danni causati dal fumo e di queste circa 890mila vittime sono non fumatori esposti al fumo passivo. Il fumo attivo, inoltre, è in Italia la principale causa di mortalità che è possibile prevenire: le stime parlano di oltre 70mila decessi ogni anno, di cui il 25% riguarda individui di età compresa tra 35 e 65 anni.

Perché, quindi, non valutare l’ipotesi sempre più concreta di trovare una strategia “su misura”, individuandola con dei test che misurino con quale velocità il nostro organismo metabolizza la nicotina?

Così facendo, gli esperti cominciano a valutare il dato secondo cui i fumatori con un metabolismo lento della nicotina dipendono di più dal fumo, tendono ad accorciare i tempi tra una sigaretta e l’altra e hanno bisogno di sempre più sigarette per soddisfare il desiderio di fumare. Per questi soggetti potrebbe perciò essere indicato un trattamento che fornisca dosi costanti di nicotina, come per esempio in cerotto, per ridurre il desiderio della sostanza e facilitare la disassuefazione.

“Purtroppo smettere di fumare è ancora molto difficile: la maggior parte dei fumatori non riesce a farlo da sé e anche con l’aiuto di trattamenti integrati, dal counseling ai farmaci, tanto che le percentuali di individui ancora in astinenza a 3, 6 e 12 mesi dall’ultima sigaretta sono basse, pari rispettivamente al 32%, 21% e 14% – afferma Stefano Nardini, presidente della SIP. Nel complesso, il tentativo di smettere di fumare fallisce nell’80% dei casi; a oggi inoltre non esistono indicazioni su quale farmaco sia da considerarsi più efficace, né è chiaro quali fumatori possano trarre maggiori benefici da uno o dall’altro trattamento. Lo studio della velocità di smaltimento della nicotina attraverso un test sul sangue o sulla saliva potrebbe rivelarsi perciò un metodo relativamente semplice per individuare coloro per i quali è più difficile smettere a causa di una dipendenza più marcata, così da intervenire in maniera più incisiva”.

I dati dello studio, dunque, potrebbero indicare strategie ad hoc per aiutare chi vuole abbandonare il fumo una volta per tutte. Intanto potrete consultare qualche rimedio naturale per smettere di fumare.

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