Aprire una scatoletta di tonno per molti è una scelta pratica che consente di rifornirsi di proteine a basso costo e senza dover cucinare. Ma quali sono i parametri cui dovremmo attenerci se vogliamo un pesce in scatola di qualità?
Dopo che uno studio italiano avrebbe rivalutato il ruolo del pesce in scatola all’interno di una dieta sana ed equilibrata, ci siamo chiesti se ciò vale per tutti i tipi di pesce e sempre, a prescindere dal tipo di conservazione e di provenienza del prodotto stesso. Parametri che fanno in realtà variare e di molto la qualità della scatoletta che andiamo ad aprire.
A seconda del tipo, per esempio, tutto il pesce in scatola ha un contenuto calorico diverso per 100 grammi, da 88 a 350 Kcal. Rapporto BJU (approssimativo). Il tonno è senza dubbio il pesce che la maggior parte degli italiani ha sempre in dispensa, dato che è a lunga conservazione e versatile in quanto ad uso in cucina.
Ma come regolarci nel momento in cui dobbiamo scegliere una marca anziché l’altra tra gli scaffali dei supermercati? Innanzitutto, partiamo da un presupposto: a patto che non si sia scelto di seguire una dieta veg, sempre meglio prediligere il pesce fresco a quello inscatolato. Perché?
Perché il pesce in scatola è dannoso
- contiene troppo sale
- è ricco di sale e spezie, che aumentano i livelli di colesterolo e trattengono i liquidi nel corpo
- spesso vengono utilizzati vari additivi chimici
Come scegliere il tonno in scatola
A chi mangia tonno in scatola, è Altroconsumo a fornire alcuni consigli utili per scegliere questo prodotto nella maniera migliore possibile.
In primo luogo, chi desidera operare una scelta il più sostenibile possibile, dovrebbe mirare a marche che utilizzano tonnetto striato, quello cioè non considerato fra le specie a rischio di estinzione, piuttosto che il tonno a pinna gialla (che però è più pregiato) la cui sopravvivenza è invece maggiormente minacciata.
Utile è anche conoscere la zona di pesca, alcune sono consigliate altre sconsigliate in base alla situazione locale dei tonni:
- Consigliate: Pacifico occidentale e centrale: FAO 61, 71, 81
- Sconsigliate: Oceano Atlantico: FAO 31, 34, 41, 47; Oceano Indiano: FAO 51, 57
Vi è poi il discorso del metodo di pesca, tra i più utilizzati c’è quello con reti a circuizione con utilizzo di FAD, oggetti galleggianti che attirano pesci indipendentemente dalla specie e che dunque sono responsabili della morte di altri animali (tra cui i delfini) che vi finiscono incastrati. Anche la pesca con palamiti (o palangari) non è sostenibile.
Piuttosto, si dovrebbe prediligere la pesca a canna e la pesca con reti a circuizione su banchi liberi, ossia sistemi selettivi che quindi evitano la morte di altre specie.
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Fonte: Altroconsumo
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