Latte crudo: le raccomandazioni del Ministero contro l’E-Coli nei bambini

Latte crudo: le raccomandazioni del Ministero contro l'E-Coli nei bambini

Nel corso degli ultimi mesi in alcune zone d’Italia si sono registrati alcuni casi di E. Coli. Colpa del latte crudo? Sembrerebbe proprio di sì, almeno secondo quanto riferito dal Ministero della Salute, che ha inviato una nota a medici e pediatri per invitarli a sensibilizzare i pazienti a bollire il latte crudo (ovvero il latte di tipo vaccino che non ha subito trattamenti termici, come la pastorizzazione che avviene a 72 gradi per 15 secondi) prima di berlo.

A far scattare l’allarme E. Coli sono stati i casi registrati di sindrome emolitico-uremica (SEU) associati a infezione da E. coli, produttore di verocitotossina (VTEC), nei bambini, che probabilmente – secondo quanto riferito dalla nota ministeriale – hanno preso questa infezione attraverso il consumo di latte crudo non pastorizzato.

In realtà, l’avvertimento del Ministero non è una novità: già nel dicembre 2008 aveva segnalato che “il latte crudo deve essere venduto attraverso i distributori automatici, appositamente registrati e controllati dalle ASL, che devono riportare correttamente l’indicazione che il latte crudo è da consumarsi previa bollitura, mentre in caso di cessione diretta è il produttore che deve obbligatoriamente informare su tale modalità di consumo“.

Secondo quanto ribadito dagli esperti del Ministero, bollire il latte crudo prima di berlo è fondamentale per eliminare eventuali agenti patogeni presenti nel latte; i controlli che vengono effettuati sul prodotto infatti – per quanto accurati e reiterati – non possono garantire una sicurezza totale.

I bambini che l’anno scorso sono stati colpiti dalla sindrome emolitica uremica sono state 40 – ha detto Alfredo Caprioli, responsabile del Laboratorio comunitario di referenza per l’Escherichia coli presso l’istituto Superiore di Sanità. “Una bambina purtroppo non ce l’ha fatta e il 25% dei pazienti non recupera a pieno le funzionalità renali. La correlazione diretta tra la sindrome e l’assunzione di latte non c’è perché il nostro studio epidemiologico si basa sulle interviste alle famiglie. Ma è emerso che molti bambini avevano bevuto latte crudo nei giorni precedenti alla malattia, che ovviamente non era più disponibile per le analisi“.

Insomma, il latte crudo va sempre e comunque bollito, altrimenti la nostra salute potrebbe risentirne in modo grave, ma ciò non vuol dire che bisogna smettere di berlo: questo prodotto resta un alimento buono, soprattutto se biologico, a chilometro zero e sano, purché venga consumato correttamente.

Verdiana Amorosi

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