La Corte d'appello di Aix-en-Provence si è pronunciata a favore di Yuka. In prima battuta, la lobby dei salumieri aveva vinto citando l'app in giudizio per le sue affermazioni negative sui nitriti, contenuti ad esempio nel prosciutto. Ora la Corte ha invece riconosciuto il ruolo di Yuka nell'aiutare i consumatori a fare scelte migliori per la loro salute
La Corte d’appello di Aix-en-Provence ha ribaltato completamente la sentenza del Tribunale commerciale di Aix di metà settembre 2021. Stavolta le autorità hanno dato ragione all’app Yuka e le hanno riconosciuto un ruolo molto importante, quello di:
aiutare i consumatori a fare scelte migliori per la loro salute.
Il tutto grazie ad uno strumento in grado anche di ottenere un miglioramento dei prodotti da parte delle aziende.
Ma partiamo dall’inizio. Per chi non la conoscesse, Yuka è un’applicazione che consente di scansionare i codici a barre dei prodotti, sottolineando in rosso o arancione la presenza di sostanze problematiche, tra queste i nitriti presenti in prosciutti ed insaccati vari.
I nitriti sono conservanti “probabilmente cancerogeni“, come ricorda Yuka, che si basa su diversi studi scientifici. Ma proprio per la penalizzazione dei salumi che contengono queste sostanze, nonostante fosse supportata dalla scienza, Yuka ha dovuto affrontare diversi processi.
Nel 2021 è stata condannata ad un risarcimento di 20mila euro e a togliere le affermazioni negative sui nitriti. La sua colpa era stata quella di aver denigrato i produttori di salumi, invitando gli utenti a firmare una petizione contro i nitriti, additivi accusati di essere cancerogeni.
Ora però la Corte d’appello di Aix-en-Provence riconosce che Yuka si basa su fonti sufficienti per considerare questi additivi “ad alto rischio”. Il parere del luglio 2022 dell’ANSES – Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e della salute sul lavoro – ha sicuramente aiutato, in quanto conferma:
l’esistenza di un’associazione positiva tra l’esposizione a nitrati e/o nitriti attraverso le carni lavorate e il rischio di tumore del colon-retto.
Dunque, tutte le cause precedenti vengono annullate e le pretese del querelante “ABC Charcuterie” (nota azienda di salumi francesi) sono tutte respinte e inoltre dovrà pagare 20.000 euro di spese legali.
Così ha commentato Julie Chapon, co-fondatrice di Yuka:
È la nostra prima grande vittoria e un sollievo! La prova che se siamo uniti possiamo resistere a lobby importanti.
In realtà, sono ancora aperte alcune cause contro Yuka, come quelle del marchio Auvernou e della federazione dei ristoratori di salumi industriali (FICT). Gli appelli sono fissati a febbraio e aprile del 2023.
Anche “ABC Industries” ha già fatto sapere che non vuole arrendersi qui e ricorrerà alla Corte di Cassazione per impugnare le conclusioni della Corte d’Appello di Aix-en-Provence.
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Fonti: FoodWatch / Anses
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