Una scienziata italiana, Cristina Menni, ha scoperto che la 'pancetta', il grasso in eccesso sull'addome, non dipende solo dall'alimentazione ma anche dai batteri intestinali e dall'interazione con ciò che mangiamo
Una scienziata italiana, Cristina Menni, ha scoperto che la ‘pancetta’, il grasso in eccesso sull’addome, non dipende solo dall’alimentazione ma anche dai batteri intestinali e dall’interazione con ciò che mangiamo.
Forse abbiamo trovato l’alibi per quei chiletti in eccesso sulla nostra pancia, in vista dell’estate. A fornire nuove informazioni sull’accumulo del grasso nel girovita è stata una ricercatrice italiana che lavora in Gran Bretagna, al King’s College di Londra. La dottoressa Cristina Menni infatti ha indagato sul ruolo che l’intestino svolge nell’elaborazione e nella distribuzione del grasso.
Si tratta del più ampio studio del suo genere. Gli scienziati hanno analizzato il metaboloma fecale di 500 coppie di gemelli per costruire un quadro di come l’intestino governi questi processi e distribuisca il grasso. Il metaboloma fecale è il mix di sostanze chimiche prodotte dai microbi intestinali nelle feci. Inoltre, il gruppo di ricerca ha valutato anche l’eventuale influenza di fattori genetici e ambientali.
L’analisi dei campioni di feci ha permesso di individuare i biomarcatori legati all’accumulo di grasso intorno alla vita. Si tratta di molecole prodotte dai microbi, la cui interazione con alcuni cibi favorisce l’accumulo del grasso. È stato rilevato che meno di un quinto (17,9%) dei processi intestinali potrebbe essere attribuito a fattori ereditari, ma il 67,7% dell’attività intestinale è influenzata da fattori ambientali, principalmente dall’alimentazione di una persona.
Ciò significa che possono essere apportate importanti modifiche al modo in cui l’intestino di un individuo elabora e distribuisce il grasso attraverso diete personalizzate basate sulla flora batterica di ciascuno di noi in gradi di favorire un’attività intestinale per contrastare l’accumulo di grasso.
Lo studio ha permesso di creare il primo database completo in cui sono associati i microbi ai metaboliti chimici intestinali. Ciò potrà aiutare altri scienziati a capire come i batteri dell’intestino influiscano sulla salute umana.
La dott.ssa Cristina Menni del King’s College London, ha spiegato:
“Questo studio ha davvero accelerato la nostra comprensione dell’interazione tra ciò che mangiamo, il modo in cui viene elaborato nell’intestino e lo sviluppo di grasso nel corpo. Analizzando il metaboloma fecale, siamo stati in grado di ottenere un’istantanea della salute del corpo e dei processi complessi che si verificano nell’intestino”.
Il grasso addominale è fortemente associato allo sviluppo di condizioni quali il diabete di tipo 2, le malattie cardiache e l’obesità. Comprendere in che modo le sostanze chimiche prodotte dai microbi portino allo sviluppo del grasso intorno alla vita potrebbe aprire la strada allo sviluppo di trattamenti personalizzati contro l’obesità e le altre malattie croniche entro il prossimo decennio.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Genetics.
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Francesca Mancuso