Tutti contro l'iniziativa del Regno Unito di applicazione volontaria delle etichette a semaforo sui prodotti alimentari. L'UE ha avviato una procedura di infrazione contro la decisione del Governo UK di introdurre i semafori in etichetta. L'Italia gioisce per il provvedimento britannico che penalizza il Made in Italy e la dieta Mediterranea.
Tutti contro l’iniziativa del Regno Unito di applicazione volontaria delle etichette a semaforo sui prodotti alimentari. L’UE ha avviato una procedura di infrazione contro la decisione del Governo UK di introdurre i semafori in etichetta. L’Italia gioisce per la decisione di osteggiare il provvedimento britannico che penalizza il Made in Italy e la dieta mediterranea.
Secondo Coldiretti e Confagricoltura, l’applicazione delle etichette a semaforo sui prodotti alimentari tipici della produzione italiana, come formaggi, prosciutti e salumi, avrebbe messo in pericolo le esportazioni. I semafori indicano infatti, con il colore rosso, quando gli alimenti, o le bevande, presentano un contenuto eccessivo di sale, zucchero e grassi.
Dunque i semafori in etichetta avrebbero indicato l’eccesso di sodio e zuccheri nei formaggi e nei prosciutti Dop e Igp? Probabilmente sì. E forse i consumatori UK avrebbero preferito non acquistarli, nonostante la loro predilezione per il cibo italiano. A parere di Coldiretti le etichette a semaforo penalizzano la dieta mediterranea, anche se è stata inserita nel Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità dall’Unesco. Sorge dunque un dubbio legittimo: formaggi e salumi italiani sono davvero salutari? E sono realmente il simbolo della dieta mediterranea?
L’Italia ha osteggiato fin dall’inizio la possibile introduzione di etichette a semaforo nel nostro Paese e in Europa poiché considera questo sistema fuorviante e poco trasparente nei confronti dei consumatori. Non terrebbe infatti conto delle quantità di un determinato alimento consumato da ciascuno sotto forma di porzione, ma si riferirebbe al contenuto generale di grassi, zuccheri e sale presente nelle confezioni. Potrebbe dunque creare confusione tra i consumatori.
L’Italia e l’Europa stanno davvero pensando alla salute dei cittadini e di chi acquista prodotti confezionati o si preoccupano solamente del danno all’export Made in Italy che le etichette a semaforo rischiano di causare?
Secondo quanto comunicato da Coldiretti il semaforo rosso penalizza la presenza di materia grassa superiore a 17,5 grammi, quello giallo tra 17,5 grammi e 3 grammi e il verde fino a 3 grammi. Una scelta che è già stata adottata in molti supermercati in Gran Bretagna a danno di alcuni settori cardine dell’export Made in Italy e, più in generale, dell’intero trend di consumo nel Regno Unito del cibo italiano, che nel 2013 ha fatto segnare un aumento del 6%, per un valore di 2,8 miliardi.
Se gli italiani conoscessero realmente il contenuto di grassi e sale di formaggi, prosciutti e salumi ne limiterebbero forse gli acquisti e il consumo come forse e accaduto nel Regno Unito? Secondo Confagricoltura, in ogni caso, il semaforo rosso dà percezioni sbagliate al consumatore, con l’dea di una situazione di pericolo per la salute “ma non è il prodotto in sé che è dannoso ma il suo uso non corretto, non inquadrandolo nella dieta complessiva”. Confagricoltura chiede dunque etichette con indicazioni trasparenti, chiare e dettagliate.
“L’Italia e altri Paesi europei hanno messo in rilievo” – ha dichiarato Coldiretti – “come il sistema del semaforo avrà un impatto negativo sul commercio, con la possibile presenza di barriere tra Stati membri, e quindi una violazione all’articolo 34 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, senza dimenticare l’irregolarità di inserire la presenza di un claim sulla nutrizione di tipo non benefico“.
Sottolinea infine che non è con i semafori che si fa una corretta informazione alimentare, ma con iniziative educative adeguate. Siete d’accordo? Secondo voi le etichette a semaforo possono risultare utili per identificare i prodotti ad alto contenuto di zucchero, sale e grassi o rischiano di creare confusione mentre si fa la spesa?
Marta Albè
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