Un team di ricercatori internazionale approfondisce i benefici della dieta mediterranea, riqualificando alimenti finora "denigrati"
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Negli ultimi decenni, la dieta mediterranea ha guadagnato un’enorme attenzione scientifica, sociale e commerciale grazie ai comprovati effetti positivi sulla salute e al gusto innegabile che ne hanno facilitato una popolarità diffusa a livello mondiale.
Ma cosa definisce veramente la dieta mediterranea? Fra gli elementi chiave di questo regime alimentare ricordiamo l’abbondanza di frutta e verdura, di cereali integrali e di pesce, un consumo limitato di carne, un forte rispetto della stagionalità dei prodotti vegetali.
Oltre a queste caratteristiche molto note, vi sono poi diversi aspetti e categorie di alimenti generalmente trascurati quando si parla di questo modello di alimentazione: uova, latticini, noci, semi, spezie e persino vino rosso sono componenti “vitali” della dieta mediterranea.
Lo dimostra un recente studio internazionale condotto da un gruppo di università dei Paesi del Mediterraneo: le università di Catania, Parma, il Politecnico delle Marche, l’Irccs Neuromed di Pozzilli e l’Universidad Europea del Atlántico in Spagna.
Lo studio
Vi sono numerosi studi che hanno evidenziato l’efficacia protettiva della dieta mediterranea contro disturbi quali diabete, obesità, malattie cardiovascolari e perfino il cancro.
Tuttavia, un’ampia varietà di alimenti è rimasta inesplorata durante lo studio sull’aderenza a questa dieta: finora i ricercatori si sono concentrati principalmente sul consumo di frutta e verdura, olio d’oliva e cereali.
Non è stata data sufficiente dignità scientifica al consumo di cereali integrali, legumi e noci, semi, erbe e spezie, uova e latticini e, soprattutto, vino rosso – per non parlare del peso innegabile dei metodi di cottura, produzione, lavorazione e conservazione degli alimenti.
La nuova ricerca, invece, ha dato respiro proprio a quei cibi protagonisti della dieta mediterranea finora “denigrati” e considerati privi di benefici per l’organismo.
Uova
Spesso associate al colesterolo e all’insorgenza di malattie cardiovascolari, le uova sono un pilastro importante della dieta mediterranea e meritano una riconsiderazione.
Rappresentano una fonte economica e ricca di nutrienti, offrendo proteine di alta qualità, vitamine e minerali essenziali; inoltre, le proteine delle uova sono facilmente assimilabili e forniscono una gamma completa di aminoacidi essenziali.
Latticini
Formaggi e latticini hanno una lunga tradizione nella dieta mediterranea, ma il loro consumo è stato limitato a causa della preoccupazione per gli acidi grassi saturi e il colesterolo.
Tuttavia, il nuovo studio suggerisce che gli acidi grassi saturi presenti nei latticini hanno un impatto limitato sui livelli di colesterolo LDL circolante.
Frutta secca e semi
La frutta secca, come mandorle, noci e pistacchi, insieme ai semi di lino, zucca e girasole, sono un elemento fondamentale della dieta mediterranea da secoli.
I vantaggi di un consumo regolare di queste due categorie di alimenti sono innegabili e confermati da numerose ricerche.
Vino rosso
Il consumo di vino è stato una costante nei secoli fino all’era moderna. Contrariamente all’opinione comune che la dieta mediterranea sia caratterizzata da un moderato consumo di vino rosso, anche il vino bianco è sempre stato consumato nell’area mediterranea.
Il consumo moderato di vino nel contesto della dieta mediterranea è stato ritenuto un contributo significativo al suo effetto benefico complessivo in ampie coorti di persone che vivono nel bacino del Mediterraneo.
Ciò che caratterizza veramente il consumo di alcol nel contesto della dieta mediterranea è il modello di consumo: le bevande alcoliche vengono generalmente consumate con moderazione e durante i pasti.
Finore, infatti, gli studi sugli effetti del consumo di alcol sulla salute umana hanno principalmente utilizzato un approccio quantitativo, senza distinguere l’occasione (durante i pasti / lontano dai pasti) e il modello (frequenti dosi basse / binge drinking).
Sono necessari futuri studi per esplorare meglio le occasioni e i modelli di consumo di alcol al fine di fornire una solida base scientifica per la raccomandazione di astinenza totale o, al contrario, dimostrare determinati potenziali benefici a dosi moderate possibilmente consumate durante i pasti.
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Fonte: Journal of Translational Medicine
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