Cioccolato, patatine e cibi grassi agiscono sul cervello proprio come alcool e droghe, soprattutto se consumati ad intermittenza. Questo perché al pari di vino, liquori ed eroina, causerebbero una sorta di crisi di astinenza nel momento in cui si decide di eliminarli dalle proprie diete. A rivelarlo uno studio della Boston University School of Medicine realizzato in collaborazione con l'Università degli Studi La Sapienza di Roma e coordinato dagli italianissimi Pietro Cottone e Valentina Sabino
Cioccolato, patatine e cibi grassi agiscono sul cervello proprio come alcool e droghe, soprattutto se consumati ad intermittenza. Questo perché al pari di vino, liquori ed eroina, causerebbero una sorta di crisi di astinenza nel momento in cui si decide di eliminarli dalle proprie diete. A rivelarlo uno studio della Boston University School of Medicine realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma e coordinato dagli italianissimi Pietro Cottone e Valentina Sabino i quali hanno stabilito una possibile connessione tra i cibi ricchi di grassi e zuccheri con le modifiche che avvengono nel cervello, alla base dei “ricorrenti fallimenti delle diete“.
Pubblicata sulla rivista Pnas, Proceeding of the National Accademy of Sciences, la ricerca è stata condotta su 155 topi da laboratorio, divisi in due gruppi. Al primo gruppo è stato somministrato un regime alimentare costituito per 5 giorni a settimana da normale cibo, mentre nei restanti 2 giorni ,da alimenti ricchi di grassi e zuccheri, al sapore di cioccolato. In tal modo si è potuto notare come i topi “viziati”, al contrario di quelli del gruppo di controllo – alimentato normalmente per tutta la settimana – manifestassero, una volta tornati a mangiare regolarmente, segni di nervosismo e inappetenza.
Esaminando i cervelli delle cavie, sono emerse, nei topi del primo gruppo, alterazioni evidenti dei livelli del gene CRF nell’amigdala, la regione del cervello legata alle sensazioni e alla memoria emozionale, che tornavano alla normalità solo quando i topi ricominciavano a mangiare alimenti “al cioccolato”.
Come ha dichiarato la dottoressa Sabino: “l’attivazione del CRF durante l’astinenza dai cibi più golosi induce uno stato emozionale negativo, responsabile dei segni di ansia e contribuisce alle ricadute nella morsa degli alimenti vietati. Lo stress sperimentato dai ‘forzati’ delle diete nella fase di astinenza dai cibi gustosi – conclude – ha delle somiglianze neurobiologiche con lo stato emotivo negativo di quanti dipendono da alcol e droga“
Già un’altra ricerca texana, come abbiamo visto, aveva dimostrato come i cibi ricchi di grassi inibissero il senso di sazietà, ma lo studio portato avanti dai ricercatori italiani spiegherebbe i meccanismi che entrerano in gioco nel momento in cui un organismo, abituato a questi determinati sapori, va in crisi nel momento è costretto a privarsene, come accade, ad esempio, nelle diete dimagranti. Il Risultato è quello che molti hanno provato sulla propria pelle: “ricaderci” e tornare ad abbuffarsi, innescando così il famoso “effetto yo yo”.
Simona Falasca