Per la prima volta una ricerca indica come fattore di rischio per il diabete di tipo 2 la vicinanza di negozi fast food.
Le persone che vivono in zona con un’alta densità di fast food e take away hanno l’11% di rischio in più di sviluppare il diabete
Rischio diabete? Occhio a dove abitate! Secondo una nuova ricerca, coloro che in città vivono in quartieri dove ci sono molti fast food o punti take-away corrono il maggior rischio di incappare nel diabete di tipo 2 rispetto a quelli che vivono lontano da punti di ristoro veloci.
Lo suggerisce uno studio pubblicato su Lancet Planetary Health condotto dai ricercatori dell’Healthy High Density Cities Lab dell’Università di Hong Kong che, in collaborazione con l’Università di Oxford, hanno studiato i comportamenti alimentari di 350mila uomini e donne residenti nelle 21 città del Regno Unito.
Studi precedenti avevano già suggerito che prendere del cibo fast food a domicilio, per esempio, è un fattore di rischio per l’obesità e che il cosiddetto junk food è assimilabile a una vera e propria “infezione” capace di rendere il sistema immunitario più “aggressivo”. Ora per la prima volta la nuova ricerca indica come fattore di rischio per il diabete di tipo 2 già solo la vicinanza di negozi mordi e fuggi.
L’epidemia di obesità è stata attribuita all’ambiente “obesogenico” che ci circonda. Ristoranti fast-food, chioschi e negozi di snack che vendono cibo economico e ipercalorico sembrano essere ovunque, mentre la vita è diventata sempre più sedentaria.
Lo studio
L’ultima ricerca ha coinvolto quasi 350mila tra uomini e donne che si sono iscritti allo studio di Biobank nel Regno Unito e hanno vissuto in una delle 21 città del Regno Unito.
Gli autori hanno esaminato la densità di una serie di diversi punti vendita di cibo, tra cui pub e bar, ristoranti, caffè e take away caldi e freddi a 1 km dall’abitazione dei partecipanti e hanno scoperto che le persone più vicine ai gruppi più densi di punti vendita pronti al consumo avevano probabilità di diabete di tipo 2 superiori dell’11% rispetto a quelle che vivevano in una strada a più di 1 km dal fast food.
“Lo stile di vita sedentario e il consumo di alimenti densi e lavorati, ricchi di grassi e zuccheri, costituiscono entrambi i principali fattori di rischio del diabete di tipo 2”, dicono gli studiosi. Chinmoy Sarkar, autore principale dello studio, ha affermato che il lavoro del team si è concentrato sui modi per creare città intrinsecamente sane.
“Dobbiamo spostarci dal modello economico a un modello più sanitario sostenendo un intervento su scala urbana a beneficio della salute pubblica”.
Secondo il documento, le autorità sanitarie pubbliche dovrebbero intervenire. “I risultati hanno importanti implicazioni per la salute pubblica e sostengono il passaggio da un modello economico esclusivamente guidato dalle imprese a un modello economico sanitario basato sulla salute pubblica dell’accesso e del consumo alimentare urbano”, scrivono gli autori.
Ciò potrebbe comportare politiche per ridurre il raggruppamento di punti vendita di fast-food nelle zone residenziali e limitare il numero che è consentito aprire, dicono. Ma quanto la vedete fattibile?
Insomma, gli effetti sulla salute di un’esposizione quotidiana a questi “ambienti alimentari” sembrano notevoli. Ma quel che ci resta è, probabilmente, tentare tuttavia di continuare a seguire un’alimentazione quanto più equilibrata possibile e svolgere una regolare attività fisica.
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Germana Carillo