25% su prodotti agricoli, 10% su quelli aerei: dal 18 ottobre entrano in vigore i dazi addizionali che l'amministrazione Trump ha imposto sui prodotti europei.
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Formaggi, prosciutto e anche aerei, ma non vino, pasta e olio: a partire dal prossimo 18 ottobre verranno applicati i nuovi dazi addizionali che l’amministrazione Usa ha disposto su determinati beni prodotti in Europa. 25% su prodotti agricoli, 10% su quelli aerei. Vale a dire che una lista (molto lunga) di prodotti Made in Italy potrebbe essere colpita al cuore, a tutto favore delle frodi alimentari.
Gli Stati Uniti, dunque, procederanno da subito con 7,5 miliardi di dollari di dazi, come autorizzato dalla Wto. I nuovi dazi rappresentano l’azione commerciale più significativa contro l’Unione europea da quando l’amministrazione Trump ha colpito il blocco con i dazi anche su acciaio e alluminio lo scorso anno.
Ad annunciarlo è la stessa Organizzazione Mondiale del Commercio dando fine, pare, alla controversia aperta dai sussidi europei, giudicati illegali, al costruttore aereo Airbus.
La questione Airbus
L’Unione europea era stata infatti accusata di aver aiutato in modo illegale Airbus nello sviluppo e nel lancio di alcuni suoi modelli (A380 e A350). La vicenda risale a 15 anni fa, subito dopo che Airbus si impose come primo produttore per consegne di velivoli sul rivale aerospaziale americano Boeing Co. Gli Stati Uniti, come si legge sui giornali americani, avrebbero puntato il dito contro i sussidi che il consorzio europeo ha ricevuto fin dagli anni ‘70. Gli europei hanno risposto puntando a loro volta il dito su 23 miliardi di aiuti. In seguito, il Wto ha concluso che entrambe le società hanno ricevuto aiuti illegali: Boeing nella forma di contratti pubblici per la difesa e sgravi fiscali, Airbus con il supporto dei programmi di lancio dei velivoli.
“Per anni, l’Europa ha fornito ingenti sussidi ad Airbus che hanno gravemente danneggiato l’industria aerospaziale degli Stati Uniti e i nostri lavoratori – ha dichiarato il rappresentante del commercio statunitense Robert Lighthizer. Infine, dopo 15 anni di contenzioso, il Wto ha confermato che gli Stati Uniti hanno il diritto di imporre contromisure in risposta ai sussidi illegali dell’UE”.
Gli elenchi del Wto
In soldoni, con questa ultima decisione, il Wto ha quantificato le tariffe che gli States possono legittimamente imporre all’Unione europea, proprio per aver visto la loro società perdere quote di mercato a causa di quegli aiuti illegali. Gli americani puntavano a superare 11 miliardi, alla fine è stata indicata la cifra di 7,5 miliardi.
Nei famigerati elenchi (qui quelli ufficiali del Dipartimento del Commercio statunitense USTR e pubblicati nel Registro Federale) risultano le merci più disparate: dal vino francese ai prodotti agroalimentari italiani, passando per la componentistica del settore aerospaziale ma per il whiskey e i maglioni di cachemire.
I dazi e i prodotti colpiti
Ad abbattersi sarà una tariffa del 25% che colpirà prevalentemente formaggi e derivati del latte vaccino , sui derivati del maiale, sui liquori, ma anche su frutta e verdura. In particolare
- pecorino romano
- parmigiano reggiano
- provolone
- Formaggi di latte vaccino
- Formaggi di latte ovino
- Yogurt
- Burro
- Prosciutto
- Carne di maiale
- Salsicce di maiale e prodotti simili
- Cozze, vongole e molluschi vari
- Ciliegie
- Pesche (escluse le nettarine)
- Arance, mandarini e clementine
- Limoni
- Pere
- Succhi di frutta (pera o prugna)
- Gelatina di ribes o frutti di bosco
- Miscele di frutta o altre parti commestibili delle piante
- Liquori e amari
Si salverebbero invece l’olio d’oliva e il prosecco. Nell’elenco figurano anche il whiskey scozzese, i vini francesi, l’Emmental svizzero e la groviera.
I dazi saranno invece del 10% sugli aerei commerciali. A tal proposito, Washington tende in effetti a colpire una serie di prodotti tecnologici (aerei e componentistica realizzati nei quattro Paesi del consorzio Airbus: Regno Unito, Francia, Germania e Spagna). Un comparto che tocca anche esportazioni italiane, anche se il nostro Paese non rientri nel consorzio.
L’Italia potrebbe essere il Paese a pagare il conto più salato e ad essere più colpito potrebbe essere proprio l’agroalimentare.
“In pericolo – dicono da Coldiretti – sono soprattutto i formaggi per le pressioni della lobby dell’industria casearia Usa (CCFN) che ha addirittura scritto al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l’industria del falso Made in Italy che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni dal Wisconsin alla California fino allo Stato di New York”.
Quello americano è, dopo la Germania, il secondo mercato estero per Parmigiano Reggiano e Grana Padano per i quali, rileva Coldiretti, la tassa passerebbe da 2,15 dollari a 15 dollari al kg, facendo alzare il prezzo al consumo fino a 60 dollari al kg. Ad un simile aumento corrisponderà necessariamente un crollo dei consumi di circa l’80-90% del totale, secondo il Consorzio del Parmigiano Reggiano.
Ma vittima della manovra di Trump, è anche la Mozzarella di Bufala Campana Dop che negli Stati Uniti costa 41,3 euro al chilo, prezzo che ora che salirebbe a 82,6 euro al chilo nel caso fossero applicati dazi pari al 100% del prodotto. Attualmente il dazio sulla mozzarella è di 2 euro al chilo.
In gioco, quindi, ci sono settori di punta del nostro agroalimentare nazionale: tutto ciò potrebbe portare a un rialzo della produzione e della vendita dei cibi contraffatti. Quanto ci andremo a perdere?
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