Alimenti che dovrebbero essere salutari sono in realtà, spesso, un pozzo di veleni. Complice la competizione al ribasso sui prezzi.
Pesticidi, ossido di etilene, salmonella: dalla frutta alla verdura, passando per la carne, i semi e i crostacei, alimenti che dovrebbero essere salutari sono in realtà, spesso, un pozzo di veleni. Complici la globalizzazione degli scambi e la competizione al ribasso sui prezzi. Sotto la lente di ingrandimento finiscono, infatti, la carne di pollo polacca o il pepe nero brasiliano o i fichi secchi dalla Turchia o molto altro: oltre otto allarmi alimentari su dieci sono scattati a causa di cibi pericolosi provenienti dall’estero.
È quanto emerge dal nuovo dossier della Coldiretti su “La black list dei cibi più pericolosi” presentato al XIX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione sulla base delle rilevazioni dell’ultimo rapporto del Sistema di allerta rapido europeo (RASFF), che registra gli allarmi per rischi alimentari verificati a causa di residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti nell’Unione Europea nel 2020.
Secondo il rapporto, in Italia è scattato quasi un allarme alimentare al giorno con ben 297 notifiche inviate all’Unione Europea durante il 2020, delle quali solo 56 (19%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 160 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (54%) e 81 da Paesi extracomunitari (27%).
Dai semi di sesamo dell’India alla carne di pollo low cost dalla Polonia, dalla frutta e verdura turca al pepe nero brasiliano salgono sul podio della “black list” dei prodotti alimentari più pericolosi per la salute rilevati nell’Unione europea, nella quale rientrano anche le arachidi da Usa e Argentina, i pistacchi turchi e iraniani e le ostriche francesi, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Rassf. In generale in testa alla classifica dei Paesi dai quali giungono i cibi più contaminati ci sono l’India, responsabile del 12% degli allarmi alimentari scattati in Europa, la Turchia con il 10% e la Polonia (10%) ma preoccupazioni – continua la Coldiretti – arrivano anche dalla Francia (6%), dall’Olanda (6%) e dalla Cina (6%).
I pericoli maggiori arrivano dai semi di sesamo dell’India, molto di moda nelle insalate salutistiche, a causa della presenza di ossido di etilene, e dalla carne di pollo polacca con la salmonella, ma sul podio del rischio c’è anche la frutta e verdura importata dalla Turchia per la presenza di residui di pesticidi. Nella black list alimentare – precisa la Coldiretti – ci sono poi il pepe nero brasiliano a rischio salmonella, i fichi secchi dalla Turchia per l’elevato contenuto in aflatossine cancerogene come pure le arachidi da Usa e Argentina, i pistacchi turchi ed iraniani mentre le ostriche francesi sono state individuate contaminazioni da norovirus responsabili di gastroenteriti.
Non si tratta peraltro di quantità trascurabili con l’Italia che ha importato 7 milioni di euro di semi di sesamo dall’India nel 2020 per un totale di quasi 5 milioni di chili mentre dalla Polonia sono arrivati ben 14 milioni di chili di carne di pollo per un importo di oltre 20 milioni di euro e l’importazione di frutta e verdura dalla Turchia ha raggiunto addirittura 416 milioni di euro, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat.
La black list dei cibi più pericolosi
- semi di sesamo (296 casi) – provenienti dall’India – ossido di etilene
- carne di pollo (273) – proveniente dalla Polonia – salmonella
- frutta e verdura (190) – Turchia – pesticidi
- pepe nero (61) – Brasile – salmonella
- fichi secchi (58) – Turchia – aflatossine
- arachidi (49) – USA – aflatossine
- pistacchi (39) – Turchia – aflatossine
- ostriche (33) – Francia – norovirus
- pistacchi (29) – Iran – aflatossine
- arachidi (29) – Argentina – aflatossine
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Fonte: Coldiretti
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