Ci sono alcuni alimenti, in particolare erbe aromatiche come ad esempio il basilico e il prezzemolo che contengono naturalmente alcune sostanze tossiche note come alchenilbenzeni. Ma c'è un reale rischio per i consumatori? A fare il punto della situazione, in base agli studi scientifici, è il BfR tedesco
Il pesto a base di basilico, la tisana di finocchio, il prezzemolo, il dragoncello e la noce moscata ma anche oli essenziali e integratori alimentari che contengono alcune erbe possono avere alti livelli di alchenilbenzeni, sostanze tossiche accusate di essere cancerogene e mutagene.
Queste si trovano naturalmente presenti in erbe aromatiche e spezie ma quanto effettivamente possano essere pericolose per la salute è ancora oggetto di controversie. A tornare sull’argomento è l’Istituto federale per la valutazione dei rischi (BfR), che ha sintetizzato lo stato attuale delle conoscenze sulla presenza e la tossicità di vari alchenilbenzeni negli alimenti, pubblicando i risultati ottenuti sulla rivista Foods.
Come scrive il BfR:
Negli studi sugli animali, safrolo, metileugenolo ed estragolo hanno mostrato proprietà mutagene e cancerogene. Altri alchenilbenzeni meno studiati come elemicina, miristicina o apiolo hanno una struttura chimica simile. Ciò suggerisce che possono anche avere effetti (tossici) simili. Tuttavia, la maggior parte degli alchenilbenzeni non è stata ancora adeguatamente studiata per quanto riguarda le possibili proprietà tossiche, in particolare mutagene e cancerogene.
In pratica, l’Istituto Tedesco non arriva ad alcuna conclusione certa dato che, attualmente, non è possibile valutare in modo conclusivo il rischio per la salute degli alimenti che contengono alchenilbenzeni. È quindi necessario colmare queste lacune con delle nuove ricerche.
Anche il pesto di basilico può contenere sostanze tossiche?
In un precedente studio, sempre condotto dall’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) e pubblicato su Food, si parla anche del pesto di basilico e dei livelli di alcuni alchenilbenzeni trovati in questo alimento.
Come si legge:
L’esposizione all’estragolo e al metileugenolo potrebbe essere bassa ai livelli di uso comune del basilico fresco, ma ci sono solo poche indagini sistematiche sul contenuto di alchenilbenzene nelle preparazioni alimentari di varie ricette. Inoltre, con il consumo di un olio essenziale commercializzato come integratore alimentare o le piante che fanno parte di piatti in cui il basilico viene preparato insieme ad altri oli culinari, l’esposizione del consumatore agli alchenilbenzeni può aumentare notevolmente. Un esempio è fornito da Bousova e colleghi che hanno trovato estragolo ad alta concentrazione di 101 mg/kg prodotto di pesto. Questo piatto tradizionale di Genova, in Italia, consiste principalmente in olio d’oliva, formaggio a pasta dura, pinoli, aglio, sale e foglie di basilico. Sono stati riportati livelli molto variabili di estragolo nelle preparazioni di pesto (0,05–19,30 mg/kg contro basilico fresco contenente 10,21–16,05 mg/kg. Un altro studio ha riportato livelli di estragole nel “Pesto Genovese” (3,2–34,1 mg/kg estragole) [ 6 ]. Lo stesso studio ha inoltre riportato livelli di metileugenolo (22,9–56,4 mg/kg) e persino miristicina (13,2–15,8 mg/kg) e in un campione apiolo (3,4 mg/kg).
Da questi dati sembra dunque che siamo più esposti agli alchenilbenzeni consumando pesto piuttosto che utilizzando basilico fresco.
Cosa ne pensa l’Europa
Come ricorda il BfR, il Comitato Scientifico per l’Alimentazione umana (SCF) della Commissione europea ha valutato safrolo, metileugenolo ed estragolo come mutageni nel 2001 e nel 2002 cancerogeni e ha suggerito di limitarne l’uso negli alimenti.
Non è dunque consentito aggiungere safrolo, metileugenolo ed estragolo agli alimenti a scopo aromatizzante. Livelli massimi sono anche stabiliti per alcuni alimenti in cui si trovano naturalmente.
Per altri alchenilbenzeni, tra cui elemicina, miristicina e apiolo, attualmente non vi sono valori limite, anche se comunque si discute ancora della loro possibile tossicità.
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