Dal cibo non passa soltanto la salute della persona, ma anche quella del pianeta. E' questo il messaggio fondamentale che è stato trasmesso ieri all'importante convegno “Alimentazione e Ambiente: sano per te, sostenibile per il pianeta” dove il Barilla Center for Food & Nutrition ha presentato il suo studio più recente, quello sulla doppia piramide.
Dal cibo non passa soltanto la salute della persona, ma anche quella del pianeta. È questo il messaggio fondamentale che è stato trasmesso ieri all’importante convegno “Alimentazione e Ambiente: sano per te, sostenibile per il pianeta” dove il Barilla Center for Food & Nutrition ha presentato il suo studio più recente, quello sulla doppia piramide.
Molti di noi ricordano, ancora dai tempi della scuola, la classica piramide alimentare. Secondo questo modello, una nutrizione corretta prevede l’assunzione in quantità differenti di tutti i prodotti alimentari. La base è costituita da frutta e verdura – preferibilmente di stagione e di filiera corta, aggiungiamo noi – mentre componenti fondamentali dell’alimentazione sono anche il pane, la pasta e i cereali, insieme ai legumi e all’olio d’oliva. Va invece moderato il consumo di latte e latticini, quello di carni bianche, di uova e di pesce. Sulla cima della piramide si trovano gli alimenti che vanno consumati meno spesso: carne rossa e dolciumi.
Se questo modello ci pare scontato e familiare, è perché corrisponde in larga misura alla dieta mediterranea. Una dieta che nel dopoguerra ha subito alcune modifiche, ma che storicamente prevede proprio una prevalenza di frutta, verdura, carboidrati e olio d’oliva.
È vero che anche nei Paesi mediterranei oggi si mangia più carne e molti cedono alle lusinghe deljunk food, ma fortunatamente la nostra tradizione ci preserva ancora da molti problemi legati a un’alimentazione scorretta e squilibrata. Con benefici non solo a livello individuale, ma collettivo: nei paesi dove ipertensione, diabete e obesità (le tipiche malattie del benessere) sono molto diffuse, infatti, la spesa sanitaria sta diventando incontrollabile. Per citare l’esempio più noto, oggi negli Stati Uniti si spendono 250 miliardi di dollari all’anno per la cura del diabete. Nel 1980, la stessa cifra copriva l’intera spesa sanitaria.
Ma non è tutto. Lo studio presentato evidenzia anche un’altra importante caratteristica della dieta mediterranea: la sostenibilità ambientale. Infatti, calcolando l’impronta ecologica delle varie categorie alimentari si evidenzia come i cibi che costituiscono la base di un’alimentazione corretta siano anche quelli dal minore impatto. Frutta, ortaggi e cereali sono infatti molto più sostenibili dei prodotti lavorati (dolci e formaggi) e soprattutto delle carni rosse.
Come ha fatto notare anche Jeremy Rifkin, presente al convegno in videoconferenza, la produzione di carni bovine ha un impatto ambientale enorme, che spesso viene sottovalutato: contribuisce infatti per il 18% alla produzione del gas serra su scala mondiale. Inoltre l’allevamento dei bovini pone un altro problema: oggi il 40% delle aree agricole a disposizione viene utilizzata per nutrire gli animali anziché le persone. È chiaro, dunque, come un’alimentazione ricca di carne rossa sia non solo poco salutare per noi, ma anche poco sostenibile per i delicati equilibri di un pianeta sempre più popoloso. E sempre più contraddittorio: c’è chi soffre la fame e chi muore per le malattie legate a un’alimentazione troppo ricca e che sfrutta troppo intensivamente le risorse naturali.
Insomma, la scelta di quello che mettiamo in tavola non è soltanto una questione privata: riguarda il benessere della popolazione e dell’ambiente.