Allergie alimentari, le prime linee guida. Le allergie alimentari colpiscono 1 bambino su 4 in età scolare ed interessano 17 milioni di persone in Europa. Fino a questo momento mancava un documento ufficiale che dettasse le linee guida in proposito, con indicazioni pratiche e concrete rivolte a medici, pazienti, genitori, gestioni di mense e ristoranti, oltre che all’industria alimentare ed alle autorità sanitarie.
Le allergie alimentari colpiscono 1 bambino su 4 in età scolare ed interessano 17 milioni di persone in Europa. Fino a questo momento mancava un documento ufficiale che dettasse le linee guida in proposito, con indicazioni pratiche e concrete rivolte a medici, pazienti, genitori, gestori di mense e ristoranti, oltre che all’industria alimentare ed alle autorità sanitarie.
Le prime linee guida europee sulle allergie alimentari sono state elaborate dall’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EEAACI) e saranno presentate nella giornata di oggi, martedì 25 giugno alle ore 10.30, in occasione di una conferenza stampa della professoressa Antonella Muraro, Segretario Generale di EEAACI.
Le linee guida pongono un forte accento sul rischi di contaminazione degli alimenti da parte di allergeni. L’industria della preparazione alimentare ha intrapreso significativi sforzi per migliorare la sicurezza offerta ai consumatori allergici. Visto che buona parte degli alimenti che possono scatenare reazioni allergiche hanno un alto valore nutrizionale e fanno parte della nostra alimentazione, non sarebbe né pratico né auspicabile eliminarli da ogni preparazione alimentare. Questi prodotti sono onnipresenti nelle linee di produzione alimentari. La gestione del rischio nella produzione alimentare consiste quindi nella identificazione di questi elementi e la loro produzione in ambienti isolati dagli altri impianti.
La reazione allergica più grave è data dall’anafilassi. Secondo le linee guida, vi sono ancora molte lacune nelle evidenze scientifiche in proposito. Il trattamento di prima scelta è dato dall’iniezione intramuscolare di adrenalina, ma prima di dimettere il paziente è necessario valutare il rischio di ulteriori reazioni e definire un piano di gestione che indichi cosa fare in caso di emergenza. Potrebbe essere necessario prescrivere un auto-iniettore di adrenalina. I pazienti devono ricevere indicazioni precise sull’utilizzo dello stesso.
Per quanto riguarda la prevenzione delle allergie alimentari, secondo gli esperti devono essere offerti alle famiglie dei consigli pratici ben precisi, in particolare nel caso di bambini ad alto rischio di sviluppare condizioni allergiche. Le linee guida comprendono i seguenti consigli, rivolti alle mamme, per la prevenzione delle allergie alimentari nei più piccoli:
1) Nella gravidanza e durante l’allattamento le madri possono seguire una alimentazione normale e sana.
2) È raccomandato l’allattamento esclusivo al seno per i primi 4-6 mesi di vita del bambino.
3) Laddove questo non è possibile, soprattutto ai bambini ad alto rischio di sviluppare allergie, è consigliato un latte artificiale ipoallergenico con un documentato effetto di prevenzione.
4) Una volta iniziato lo svezzamento dopo il 4° mese di vita le evidenze scientifiche non giustificano l’eliminazione di alimenti che possono provocare allergie, nemmeno nel caso di bambini con genitori o fratelli con dermatite atopica.
Per quanto riguarda le evidenze scientifiche relative alle allergie alimentari, sono al momento ancora presenti delle carenze. Appare dunque agli esperti ancora più necessario organizzarsi in vista di maggiori certezze per il futuro. Ci si aspetta, ad esempio, che nei prossimi anni l’immunoterapia entrerà a far parte delle normali cure per l’allergia alimentare. Infine, le linee guida ricordano che:
1) L’educazione dei pazienti, delle famiglie, degli operatori sanitari e dei medici è un aspetto chiave nella gestione delle allergie alimentari.
2) Occorre sviluppare reti tra centri di eccellenza, specialisti e medici di medicina generale cosi come delle partnership con le organizzazioni dei pazienti.
3) A livello politico occorre prevedere il rimborso da parte dei sistemi sanitari pubblici e privati sia delle procedure diagnostiche e delle strategie di gestione delle allergie alimentari sia degli interventi educativi.
Marta Albè
Fonte foto: foodallergyaustin.com