Gli alimenti ultra-processati ti accorciano davvero la vita, aumentando il rischio di morte prematura del 10%

Una recente ricerca ha rivelato che consumare cibi processati e confezionati, pronti da mangiare o soltanto da riscaldare, può aumentare il rischio di morte prematura negli adulti

Il consumo di alimenti ultra-elaborati contenenti pochi o nessun cibo intero nei loro ingredienti ha contribuito a 57.000 morti premature in Brasile nel 2019: questo è quanto riferiscono i ricercatori sull’American Journal of Preventive Medicine.

Gli alimenti ultra-trasformati (UPF) sono sempre più utilizzati e presenti sulle nostre tavole. Queste formulazioni industriali pronte da mangiare o riscaldare, realizzate con ingredienti estratti da alimenti o sintetizzati in laboratorio, sono ovviamente malsane.

Un nuovo studio ha rilevato che l’aumento del consumo di questi cibi è stato associato a oltre il 10% dei decessi prematuri prevenibili per tutte le cause in Brasile nel 2019.

Questo nonostante il fatto che i brasiliani consumano molto meno di questi prodotti rispetto ai paesi con redditi elevati.

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Lo studio

Il dottor Nilson e i suoi colleghi hanno modellato i dati di sondaggi dietetici rappresentativi a livello nazionale, per stimare l’assunzione di base di cibi processati per sesso e gruppo di età.

Sono state utilizzate analisi statistiche per stimare la percentuale di decessi totali attribuibili al consumo di questi alimenti, e l’impatto della riduzione dell’assunzione degli stessi del 10%, 20% e 50% all’interno di tali gruppi di età, utilizzando i dati del 2019.

In tutti i gruppi il consumo di UPF variava dal 13% al 21% dell’assunzione totale di cibo in Brasile durante il periodo studiato.

Un totale di 541.260 adulti, di età compresa tra 30 e 69 anni, sono deceduti prematuramente nel 2019, di cui 261.061 per malattie prevenibili e non trasmissibili.

Il modello ha rilevato che circa 57.000 decessi in quell’anno potevano essere attribuiti al consumo di cibi processati, che corrispondevano al 10,5% di tutti i decessi prematuri e al 21,8% di tutti i decessi per malattie non trasmissibili prevenibili negli adulti di età compresa tra 30 e 69 anni.

In paesi a reddito più alto come Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia, dove gli alimenti ultra-processati rappresentano oltre la metà dell’apporto calorico totale, l’impatto stimato sarebbe ancora più elevato.

Quindi, ridurre il consumo di questi cibi e promuovere scelte alimentari più sane è fondamentale per la salute generale delle persone in tutto il mondo.

Ridurre il consumo dal 10% al 50% potrebbe potenzialmente prevenire ogni anno da 5.900 a 29.300 morti premature.

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Fonte: AJPM

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