Gli astemi si assentano di più dal lavoro rispetto ai colleghi che consumano alcol

Ammalarsi e non andare al lavoro. Gli astemi lo fanno di più rispetto a chi consuma alcol. Uno studio dagli esiti alquanto bizzarri, condotto dagli scienziati del Finnish Institute of Occupational Health

Ammalarsi e non andare al lavoro. Gli astemi lo fanno di più rispetto a chi consuma alcol. Uno studio dagli esiti alquanto bizzarri, condotto dagli scienziati del Finnish Institute of Occupational Health.

La ricerca, a differenza di altre analisi sui rischi legati al cancro e alle malattie cardiache, ha esaminato l’assenza per malattia dal lavoro confrontando astemi, bevitori a basso rischio e bevitori ad alto rischio.

Sono stati considerati i dati forniti da 47.520 adulti provenienti da Finlandia, Francia e Regno Unito, che hanno risposto a un sondaggio sull’uso dell’alcol in due momenti diversi della loro vita. I risultati sono stati confrontati con le assenze per malattia.

I dati provenienti dalla Finlandia riguardano il 1998 e il 2003, quelli della Francia 1993 e 1997 e quelli del Regno Unito vanno dal 1985 al 1988 e dal 1991 al 1994.

Nei questionari è stato chiesto di valutare l’assunzione di alcol. I risultati sono stati confrontati poi con un gruppo di riferimento, formato dalle donne che consumavano da 1 a 11 unità e da uomini che ne consumavano da 1 a 34. Un’unità è pari a 12 g di alcol.

La soglia “a basso rischio” era compresa tra 1 e 34 unità del Regno Unito (circa 12 pinte di birra o 15 bicchieri di vino) a settimana per gli uomini e fino a 17 unità per le donne. Le stime sono state adeguate per sesso, età, status socio-economico, fumo e indice di massa corporea.

Lo studio ha dimostrato che le persone che avevano evitato completamente l’alcol presentavano circa il 50% in più di probabilità di avere un’assenza per malattia.

Rispetto al gruppo di riferimento, infatti, le donne e gli uomini che hanno dichiarato di non aver consumato alcol presentavano un rischio maggiore di assenza per malattia a causa di disturbi mentali, muscoloscheletrici, malattie dell’apparato digerente e dell’apparato respiratorio. Le donne e gli uomini che avevano segnalato un consumo di alcol maggiore rispetto alle 11 e alle 34 unità settimanali si assentavano meno ma presentavano un aumentato rischio di avvelenamento o infortunio.

“In Finlandia, Francia e Regno Unito, le persone che riferiscono di non bere alcol in due momenti, a distanza di diversi anni, sembrano avere una maggiore prevalenza dell’assenza per malattia da lavoro con diagnosi cronica di malattie somatiche e mentali rispetto a quelle che bevono al di sotto della soglia di rischio di 11 unità a settimana per le donne e 34 unità a settimana per gli uomini. Il consumo ad alto rischio in Finlandia, Francia e Regno Unito sembra essere correlato invece ad un aumento dell’assenza per infortunio o avvelenamento” spiegano gli scienziati.

Va precisato però che gli astemi erano spesso provenienti da ambienti più poveri, un’altra caratteristica correlata a tassi elevati di malattia e lavoro meno stabile. Inoltre, secondo gli scienziati, alcune malattie, o il loro trattamento, impediscono l’uso di alcool, e ciò può spiegare le assenze di chi non aveva consumato alcolici.

Va precisato però che la ricerca non ha preso in esame l’aumento del rischio di morte prematura o di malattie, come il cancro, correlate all’abuso di alcol. Le nuove di linee guida sulla salute dettate dal World Cancer Research Fund (WCRF) hanno rivelato che anche piccole quantità di bevande alcoliche possono aumentare il rischio di contrarre vari tumori, come quelli della bocca, della faringe, della laringe, dell’esofago, del fegato, del colon-retto e del seno.

Secondo il dott. James Nicholl, i risultati sono importanti soprattutto perché la tendenza è vera in tre paesi con culture diverse:

Non dice che l’astinenza causi problemi di salute ma che – per ragioni ancora non chiare – gli astemi abbiamo maggiori probabilità di stare male” e assentarsi dal lavoro.

Lo studio è stato pubblicato su Addiction.

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Francesca Mancuso

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