Riconoscere e saper distinguere alcune delle piante più velenose e tossiche, può essere di fondamentale importanza per evitare spiacevoli incidenti. Vediamo insieme le 5 piante più velenose a cui prestare attenzione
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I casi delle settimane scorse in Campania di intossicazione di mandragora, confusa con ortaggi a foglia larga, fra cui gli spinaci, hanno aperto delle indagini al fine di risalire alla filiera di distribuzione dei lotti già commercializzati.
Questi eventi, ci ricordano l’importanza di ricordare che non solo la mandragora, una pianta estremamente tossica e non commestibile, può essere scambiata per dei semplicissimi spinaci, ma che esistono anche altre piante velenose a cui fare attenzione e che vi consigliamo di non raccogliere mai da soli, soprattutto se non siete particolarmente esperti.
Vediamo insieme allora le 5 piante velenose a cui prestare attenzione.
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Clochio o falso zafferano
Forse non lo sapevi ma esiste una pianta molto simile allo zafferano che però è altamente tossica, stiamo parlando del clochio (Colchicum Autumnale) una pianta velenosa che se assunta comporta nausea, vomito, diarrea, dolori addominali e, nei casi di intossicazione molto forte anche alla morte.
Proprio perché molto simile allo zafferano, è di fondamentale importanza saperne distinguere alcune caratteristiche per evitare spiacevoli incidenti. Tra queste:
- Lo zafferano non si trova in alta montagna
- La fioritura del falso zafferano va da agosto a settembre, mentre il vero zafferano fiorisce tra fine ottobre e la prima metà di novembre
- Lo zafferano è composto da 3 stami, mentre il colchico ne possiede 6
Falso gelsomino
Esiste anche una pianta molto simile al gelsomino, anche se con alcune caratteristiche diverse, stiamo parlando del falso gelsomino (chiamato anche rincospermo) anch’esso altamente tossico, contenente una sostanza lattiginosa e bianca irritante sia per gli occhi che per la pelle, che se ingerito può provocare diversi effetti collaterali, tra cui anche paralisi e morte.
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Cicuta
Un’altra pianta a cui prestare molta attenzione è la cicuta maggiore (Conium maculatum), una pianta altamente velenosa, nota per aver causato la morte per avvelenamento di Socrate e ripetutamente citata nei libri di storia come veleno.
La sua enorme tossicità è dovuta alla presenza nel suo interno di almeno cinque sostanze velenose, dette alcaloidi. I frutti verdi della cicuta contengono la più elevata concentrazione di veleno, che è però presente in tutta la pianta, anche in foglie, fusti, fiori e radici. Inoltre, la cicuta può usare gravi dermatiti e ustioni se maneggiata.
Tra le altre cose, i fiori della cicuta possono essere facilmente confondibili con gli innocui merletti della regina Anna o Pizzo della regina Anna. Si tratta di piante che hanno steli lunghi e sottili, con piccoli fiori bianchi che, nel caso si tratti di cicuta, non andrebbero assolutamente raccolti. Esistono però dei piccoli trucchi per differenziare le due piante, come attenzionare i diversi periodi di fioritura, i differenti gambi, fogliame e altezza della pianta ma anche di notare un differente profumo.
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Panace di mantegazza
Il panace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum L.) è una pianta erbacea a cui è necessario fare molta attenzione perché, se viene toccata, può causare gravi lesioni sulla pelle. La pericolosità per l’uomo è dovuta alla sua linfa, che contiene molecole fototossiche chiamate furanocumarine, che a contatto con la pelle umana causano ustioni anche gravi e cicatrici che possono persistere diversi anni, mentre il contatto con gli occhi può portare pesino alla cecità.
Dati i rischi che il panace rappresenta per la biodiversità, per l’ambiente e per la nostra salute, la pianta è oggetto di operazioni di monitoraggio ed eradicazione ed è vietato commercializzare, piantare o diffondere i semi di questa specie.
Salsapariglia
Infine, la salsapariglia (Smilax aspera) è una piccola erba rampicante spinosa, dalle bacche rosso vivo. I più esperti raccolgono in primavera i suoi getti come gli asparagi, ma il consiglio generale è quello di evitare questa pianta per la sua alta tossicità. (Leggi anche: Riconoscere le bacche autunnali spontanee 1: quelle tossiche o velenose).
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