le associazioni biologiche di Italia, Francia e Spagna si sono organizzate per lanciare una nuova iniziativa: la Carta Europea del Vino Biologico (CEVinBio), che trae i suoi principi fondamentali dalla bozza del regolamento europeo e dai dati ottenuti dalla ricerca internazionale ORWINE.
Definire regole certe per il processo di produzione del vino ottenuto da uve biologiche entro il 2010: era questo l’intento della commissione Europea, che aveva lanciato una proposta di regolamento comunitario sulla produzione e l’etichettatura del vino bio.
L’iniziativa piaceva a tutti, peccato però che i politici non abbiano saputo trovare un accordo prima delle vendemmia di quest’anno, lasciando così inalterata la definizione ufficiale: “vino prodotto da uva biologica”, che non consente di applicare sull’etichetta il logo biologico europeo.
Così, per superare l’ostacolo, le associazioni biologiche di Italia, Francia e Spagna si sono organizzate per lanciare una nuova iniziativa: la Carta Europea del Vino Biologico (CEVinBio), che trae i suoi principi fondamentali dalla bozza del regolamento europeo e dai dati ottenuti dalla ricerca internazionale ORWINE.
L’obiettivo? Consentire ai produttori di vino biologico di tutta Europa di valorizzare il loro prodotto, mettendo in evidenza la qualità della materia prima, delle tecniche produttive e dell’etica con la quale portano avanti il loro lavoro, che consente di realizzare vini di alta qualità, nel rispetto della salute e dell’ambiente.
In questo modo, accanto all’attuale etichetta che evidenzia la provenienza biologica delle uve utilizzate, sarà possibile inserire anche informazioni sulle tecniche e i processi di trasformazione, come l‘imbottigliamento e l’azzeramento dell’uso dei solfiti.
“L’Italia è il principale produttore ed esportatore di vino biologico in Europa, dunque l’adesione di FederBio a questa iniziativa – ha commentato il Presidente di FederBio Paolo Carnemolla – ha l’obiettivo di rilanciare sia a livello europeo che nazionale l’esigenza di regolamentare quanto prima questo comparto e consentire alle nostre imprese di valorizzare al meglio gli sforzi fatti in questi anni per lavorare secondo i principi del metodo biologico non solo nella vigna ma anche in cantina. Siamo già in forte ritardo rispetto alla concorrenza dei vini biologici del resto del mondo, chiediamo a Governo e Regioni di affiancarci in questa battaglia.”
Anche Antonio Compagnoni, Rappresentante Italiano in IFOAM EU, International Federation of Organic Agriculture, che unisce 30 associazioni, comel’AIAB ha detto: “La Carta Europea è un forte segnale dalle maggiori organizzazioni biologiche europee, associate alla Federazione Mondiale del Biologico (IFOAM), rivolto alle istituzioni, al mercato e ai consumatori. È una dimostrazione concreta di totale adesione ai principi IFOAM del biologico che includono anche quello della Salute, nel rispetto delle giuste aspettative dei consumatori biologici, per creare una comune base di regole condivise dai e per i produttori. Sono ancor più soddisfatto rilevando il ruolo da protagonisti dell’iniziativa svolto dai soci Ifoam Italiani.”
Ma non è tutto, perché la Carta vuole essere anche un monito per sollecitare la politica internazionale, affinché riapra il dialogo per la definizione di un regolamento europeo sulla produzione di vino biologico.
Verdiana Amorosi